Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 115

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[p. 140 modifica]i4o A FRATE BARTOLOMEO DOMINICI dell’ ordine de’ predicatori, QUANDO ERA BIBLICO DI FIORENZA (A).

I I. L’esorta ad infiammarsi di vera carità colla memoria

conoscimento deir amore, con coi Dio ci ha amati, e dei benefizii che ci ha compartiti.


II. Li raccomanda sè medesima coll’ altre sue sorelle.

ii 5.

i Al nome di Jesu Cristo crocifisso

di Maria dolce.


I. voi; dilettissimo e carissimo padre per rcverenzia di quello dolcissimo sacramento e figliuolo in Cristo Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo e confortovi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi arso ed affocato e consumato nella sua ardentissima carità, sapendo che colui che è arso e consumalo di questa carità non vede sè. Questo voglio dunque che facciate voi. Io v’invito a entrare in uno mare pacifico per questa ardentissima carità, ed in uno mare profondo: questo ho io trovato ora di nuovo, non che sia nuovo il mare, ma è nuovo a me nel sentimento dell’ anima mia in quella parola Dio è amore; ed in questa parola, siccome lo specchio rappresenta la faccia del» [p. 141 modifica]fuorno, ed il sole la luce sua sopra la terra, così si rappresenta nell’ anima mia tutte quante 1* operazioni essere solamente amore, perocché non sono fatte d’altro che d’amore, e però dice elli: Io son Dio amore.

Di questo nasce uno lume nel mislerio inestimabile del \ erbo incarnato, che per forza d’amore è stato dato con tanta umilità, che fa confondere la mia superbia, ed insegnaci a non ragguardare all’operazioni sue, ma all’ affetto infocato del Verbo donato a noi, e dice che facciamo come colui che ama, che quando l’amico giogne con uno presente, non mira alle mani per lo dono che elli reca, ma apre l’occhio dell’amore, e ragguarda il cuore e TafFetto suo; or così vuole che facciamo noi quando la somma, eterna e sopra dolce bontà di Dio visita l’anima nostra. \ isita dunque coi smisurati benefizii, fate subito che la memoria sorga a ricevere quello che lo intendimento intende nella divina carità, e la volontà si levi con ardentissimo desiderio, e riceva e ragguardi il cuore consumalo del dolce e buono Jesù, che n’è donatore, e così vi trovarete affocato e vestito di fuoco, e del dono del sangue del Figliuolo di Dio, e sarete privato d’ogni pena e malagevolezza. Questo fu quello che tolse la pena alli discepoli santi, quando li convenne lassare. Maria, e 1 uno, e l’altro, e per seminare la parola di Dio volentieri lo portarono. Corrite dunque, corrite, corrile.

II. De’ fatti di Benincasa (Z?) non posso rispondere, se io non sono a Siena. Ringraziate misser N^colaio della carità (C) che ha adoperata per loro. Alessia ed io, e Cecca poverelle vi ci raccomandiamo mille miglia j a di volte. Dio sia sempre nell’anima vostra, amen.

Jesù, Jesù. Catarina serva de’ servi di Dio. [p. 142 modifica]

Annotazioni alla Lettera 115.


(A) Quando era bìblico di Fiorenza. Cioè lettore di sagra Scrittura, detta comunemente Bibbia. Col nome di biblico costumasi Anche al presente in alcune parti d’Italia d’appellare gli spositori di sagra Scrittura da’religiosi di s. Domenico; e nella deposizione del cardinale Fra Bonaventura da Padova pel fatto della elezione d’Urbano VI, nominasi un tale Fra Bernardo di Firenze biblico di Parigi. Quidam venerabilis J’rater Bernardus de Florientia bibli~ cus Parisiensis. Il nome di bibbia è greco e significa’volume; ma per eccellenza dicesi solamente di quello in cu sta registrata la divina parola.. .

(Z?) Defiliti di Tìe.nincasn. Questi era fratello alla santa, ed insieme co’ fratelli Bartolomeo e Stefano era stato ascritto alla cittadinanza di Firenze, serbandosene in quella città tuttora il privilegio al libro delle provvisioni del 1370, ed intero si riporta dal signor Girolamo Gigli nella parte seconda del primo tomo al capitolo primo.

(C) Ringraziate misser Nicolaio della carità. Questi fu probabilmente Niccolò Soderini parzialissimo alla santa: come s’ha dalle lettere ch’ella gli scrisse; e dalla istoria di Scipione Ammirati; come ad altro luogo s’osserverà; e d’esso con molta lode si favella nella leggenda della santa. Essendo essa fuori ili Siena allorché scrisse questa lettera, mi fo a credere che ella stesse in Pisa, e sia dell’anno 1375 innanzi a’disturlu insorti tra’l pontefice e la repubblica di Firenze; e che v’adoperasse la mano d’aleuti pisano suo discepolo, dacché senesi della voce iNieolaio per Niccolò, alla lilaniera di Pisa, non usando d’ordinario quella di Niccolò, se uon se favellando d alcun pisauo.