Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 114

Lettera 113 Lettera 115

[p. 136 modifica]136 A FRATE ’BARTOLOMEO D O MINI C I dell’ordine de’ predicatori QUANDO ERA BACCELLIERE A PISA (A).

I. Lo prega ad unirsi e trasformarsi in Dio per* mezzo d’ un vero amore, procurando acquistarlo colla considerazione della divina bontà, e del sangue sparto di Gesù Crislo a predicare utilmente la parola di Dio, ed a trattenersi quanto può nella cella attuale, e del proprio conoscimento. ’ li. Raccomanda sè medesima alle sue sante orazioni, ed iusieme alcuni suoi fratelli e sorelle.

114» Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

!. it+L voi, dilettissimo e carissimo fratello’e padre per reverenzia di quello dolcissimo sacramento, io Alessia e Catarina, e Catarina serva inutile di Jesù Cristo, si raccomandano con desiderio di vedervi unito e trasformato nell’unico desiderio di Dio. 0 fuoco ardentissimo, che sempre ardi, dirittamente tu sei uno fuoco; così parbe che dicesse la bocca della Verità: Io son fuoco e voi le faville (B). Dice che’l fuoco vuole sempre tornare nel suo principio, e però sempre ritorna in su. 0 inestimabile dilezione di carità, che bene dici vero che bena siamo faville, e però vuole che siamo umiliati; e sic[p. 137 modifica]come la favilla riceve l’essere dal fuoco, così noi riceviamo T essere dal primo 4nostro principio, e però disse elli: io son fuoco e tu favilla; dunque l’anima tua non si levi in superbia, e fa che tu facci come la favilla che prima va in su e poi torna in giù, perocché il primo movimento del santo desiderio nostro diè essere nel cognoscimento di Dio e nell’onore suo; e poiché siamo saliti discendiamo a cognoscere la miseria

la negligenzia nostra. 0 addormentati, destatevi, e così saremo umiliati trovandoci neh abisso della sua carità. 0 madre dolce di carità, che non è veruna mente tanto dura, nè tanto addormentata, che non si dovesse destare e risolvere a tanto fuoco di carità: dilatate, dilatate l’anima vostra a ricevere il prossimo per amore e per desiderio; ma non veggo che potiamo avere questo desiderio se 1 occhio non si volle, come aquila verso il legno delia vita. 0 dolcissimo amore Jesù, che dicesti: vuoi tu essere animato all onore di me ed alla salute delle creature, ed essere forte a sostenere ogni tribolazione con pazienzia ? Or ragguarda ine, Agnello svenato in croce per te, come tutto verso sangue da capo a’piei, e non è udito il grido mio per mormorazione: non ragguardò la tua ignoranzia, nè la tua ingratitudine mi ritrae, che come pazzo e trasformato per faine che io ho di te, io non adoperi la tua salute. Or, carissimi e dolcissimi fratelli, levianci, levianci di tanta negligenzia, e corriamo con sollicitudine per la via della verità; ma corriamo con sollicitudine, e morti, e non ci ritragga la ingratitudiue delle creature. Seminale, seminate la parola di Dio; rendete i talenti commessi a voi; e non tanto che Dio n’abbi commesso uno talento, ma elli ve n’ ha commessi dieci a voi ed al prossimo vostro, i quali sono i dieci comandamenli, che sono la vita dell anima vostra. Adunque siate sollicilo d’esercitarli. Ricordovi di quella santa abitazione della cella del l’anima e del corpo, e così dite a frate Touiaso (C), ed agli altri nostri fratelli, pregovi che

[p. 138 modifica]138 siate solliciti; il tempo è breve, il cammino è Iongo* Io son misera miserabile, perocché sono tanto moltiplicati i miei peccati, che mai, poiché voi: andaste, non fui degna di ricevere.il dolcissimo e venerabile sacramento.

Questo vi dico, perché voi m’aitiate a piagnere, e preghiate che mi sia atato, acciocché io riceva la plenitudine della grazia. Perdonate, padre alla mia ignoranzia, e raccomandatemi alla vostra santissima messa, ed io, riceverò il corpo dolce del Figliuolo di Dio spiritualmente da voi (D).

II. Io Alessia vi prego che preghiate quello dolcissimo Agnello, che mi faccia insieme con voi vivere e trasformare nell’ amore di Dio e nel cognoscimento di me. Raccomandomivi cento cento migliaja di volte.

Maravigliomi ^ come voi non ci avete mandato novelle di voi, conciosiacosachè io ve ne pregasse. Secondo che io ho inteso, parmi che vi sia la mortalità (JE). Raccomandatemi a frate Tomaso, e se v’è la mortalità, e pare a frate Tomaso, che voi ne veniate ambidue. Altro non dico. Raccomandovi il vostro inat

Tomaso, e gli altri vostri fratelli, e suore e figliuole.


Pregovi che voi mandiate una lettera a monna Gemmina (F),. perocché voi sete degno di riprensione, perocché vi partiste, e non le faceste molto. Laudato sia Jesù Crislo crocifisso. Amatevi, amatevi insieme. [p. 139 modifica]ilnnotasionì itila Lettera 114.

(.4) Quando era baccelliere a Pisa. I) grado di baccelliere è inferiore a quello di maestro; e d’esso alcuna cosa osserverasìi nelle annotazioni alle lettera ia5. Salì poi egli anche al grado di maestro in divinità dopo,d’aver letto pubblicamente nell’università di Bologua, in tempo che l’onore di maestro aveasi in pregio maggiore a qnello io cui abbiasi a’ di nostri. .

(/?) Io son fuoco e voi le faville. Queste non sono espresse nel sagro Vangeli*), onde perciò la santa non pone la voce du e, ma bensì queste parbe che dicesse. In più d’un luogo dulie sagre Scritture Iddio é detto fuoro; e fuoco pure io alcuni appellami i servi suoi, ma non faville. Onde dovrà dirsi che la santa rapporta le parole a sè dette da Dio in alcuna elevazione di mente, cbe si frequenti le accadeano, secondo cbe e usala a fare non di rado.in queste Epistole.

(C) Dite a fiat* Tomaso. Cioè a Fra Tomaso d’Antonio Nacci Caflariui, eh’ era in Pisa con Fra Bartolomeo, come s’ ha dalla lettera 117.

(D) Ed to riceverò il corpo dolce del Figliuolo di Dìo spiritualmente da voi. Della comunione spirituale cbe si fa dalle anime dii ole con vivo desiderio di cibarsi realmente del pane celeste, favella il sagro Concilio di Trento con multa laude; e d’essa pure a lungo trattano i maestri di spirito, e singolarmente il padre Alfonso Rndriguez, e ’I padre Francesco Arias.

(E) Pormi che vi sia la mortalità. La lettera sarà del 1374 n cui fu grandissima morìa per tutta la Toscana.

(/’’) Monna Gemmina. I11 iiii breve d’Urbano VI de’29 di marzo del 138o, in cni concede indulgenza plenaria in articolo di morte, forse ad istanza della santa a cinquanta terziarie delPOrdine di s. Domenico, truorasi nominala Monti i («emmiiia figliuola di Francesco.

Di essa pure trivellasi dal beato llaimoudo uella leggenda, dove racconta come per la saula fu lurujta prodìgiósauieute iu sjuità. ’