Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 101
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A FRATE RAIMONDO DA CAPUA , DEPREDICATORI IN GENOVA (A).
I. Desidera vedere in lui il vivo lume della santa fuce ed un vero amore verso Dio, mostrando come l’uno procede a misura dell’altro,-riprendendo umilmente sè medesima come poco fedele e poco amante di Dio.
II. Della carità verso il prossimo, che procede dal lume della fede, ed amore verso Dio.
III. Lo riprende per aver egli ricusato d’ andare al re di Francia I per affari importanti di santa Chiesa, come ella li aveva ‘ imposto, e deplora i disordini che nella medesima Chiesa vedevansi. , IV. Lo prega ad offerirsi tutto in servizio della Chiesa, dimostrando -1* obbligo che tutti ne abbiamo.
V. Procura animarlo ad arrivare alla perfezione, confidando nel sangue di Gesù Cristo ed io Maria,e sostenendo virilmente . ogni avversità.
Al nome di Jesù Cristo crocifissodi Maria dolce.
I. ilarissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo., scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi il lume della santissima fede, il quale lume ci mostra la via della verità, e senza questo lume veruno nostro esercizio, nè veruno desiderio o operazione non verrebbe a frutto, nè a quello fine per lo quale cominciassimo ad operare, ma ogni cosa verrebbe imperfetta, lenti saremmo nella carità di Dio e del prossimo. La ragione è questa, che pare che tanto sia l'amore quanta è la fede, e tanta la fede quanto l’amore. Chi ama è sempre fedele a colui cui egli ama, e fedelmente il serve infino alla morte; a questo mi avveggo io, che in verità io non amo Dio, nè le creature per Dio, che se in verità io l’amassi, io sarei fedele per sì fatto modo, che io mi metterei alla morte mille volte il dì, se fusse bisogno, e possibile per gloria e loda del nome suo, e non mi mancarebbe fede; perchè per amore di Dio, e della virtù, e della santa Chiesa mi metterei a sostenere; unde io crederei che Dio fusse il mio adiutorio ed il mio difensore, siccome egli era di quelli gloriosi martiri, che con allegrezza andavano al luogo del martirio. Se io fusse fedele non temerei, ma terrei di fermo, che quello Dio è per me, che è per loro: e non è infermità la potenzia sua a potere sapere e volere provedere alla mia necessità, ma perchè io non amo, non mi confido in lui in verità, ma in me il timore sensitivo mi dimostra, che tiepido sia l’amore ed offuscato il lume della fede con la infidelità verso il mio Creatore, e col fidarmi di me confesso e non lo niego, che questa radice anco non è dibarbicata dall’anima mia, e però sono impedite l'operazioni che Dio mi vuole fare o mettere nelle mani che non giungono a quello fine lucido e fruttuoso, per lo quale Dio le fa cominciare. Oimè, oimè, Signor mio, guai a me misera: e trovarommi io in ogni tempo, in ogni luogo ed in ogni stato così? chiudarò io sempre con la mia infidelità la via alla providenzia tua? Sì bene; se già tu per la tua misericordia non mi disfai e rifai di nuovo. Adunque, Signore, disfammi, e rompi la durezza del cuore mio, acciocchè io non sia strumento che guasti le tue operazioni, e prego voi, carissimo padre, che ne preghiate strettamente, acciocchè io insieme con voi ci anneghiamo nel sangue dell’umile Agnello, il quale ci farà forti e fedeli: sentiremo il, fuoco.della divina carità: saremo facitori con la grazia sua, e non disfacitori, nè guastatori. Così mostraremo d’ essere fedeli a Dio e confidarci nell’adiutorio suo, e non in nostro sapere, nè in quello degli uomini. ’ . .
- . II. Con questa medesima fede amaremo la creatura, perchè,come la carità del prossimo procede dalla carità di Dio, così la fede in comune ed in particolare, cioè dell’amore che generalmente doviamo avere*ad ogni creatura, è una fede generale, così è una fede particulare di* quelli che più strettamente s’amano insieme,, come questo che, oltre all’amore comune, ha posto tra noi uno amore stretto particulare, il quale amore dimostra la fede, e tanta ne mostra, che non può credere, nè imaginare* che egli voglia altro che il suo bene, e con sollicitudine crede che’l cerchi con grandissima istanzia nel cospetto di Dio e delle creature, cercando in lui sempre la gloria del nome di Dio ed utilità dell’ anima sua, stringendo 1’ adiutorio divino, che come egli aggiogne i pesi, »così aggionga fortezza e^ longa perseveranzia. Questa fede porta colui che ama, e per neuna cosa la diminuisce mai, nè per detto.di creatura, nè per illusione del dimonio, nè per mutazione, di luogo, e, chi fa altrementi, segno è cli
ama Dio ed il prossimo suo imperfettamente.
( .
io intesi per la vostra lettera, che molte diverse battaglie vi vennero, e cogitazioni per inganno del demonio e per la propria passione sensitiva, parendovi che vi fusse posto maggior peso, che voi non potete portare, e non vi pareva essere da tanto, ch’io vi misurassi con la misura mia, o per questo stavate in dubbio clic in me non fusse diminuito I’ alletto e la carità verso voi, ma non ve ne avvedevate, e voi eravate quello che manifestavate, che io l’avevo cresciuto, ed in voi era diminuito, perocché di quello amore che io amo me, di quello amo voi cón fede viva, che quel che manca dalla vostra
V. N parte, compirà Dio per la bontà sua, ma non m’è venuto fatto, perocché voi avete saputo trovare de modi da gittare a terra la soma, ed hacci molte pezze per ricoprire la infedele fragilità, ma non sì fatte, che 10 non vegga di presente assai., e buono mi parrà, se non saranno yeduti altro che per me: Sicché io vi mostro 1‘amore cresciuto in me verso voi, e non mancato, ma che dirò 10, che la vostra ignoranzia desse luogo ad uno de’min mi di quelli pensieri? E potreste voi mai credere, che io volessi altro che la vita dell’anima vostra?
e dove è la fede che sempre solete e dovete avere? e la certezza che ne avete avuta? che prima che la cosa si faccia, ella si vede e determina nel cospetto di Dio, non tanto questo che è cosi grande fatto, ma ogni minima cosa; se fuste stato fedele, non sareste tanto andato vacillando, nè caduto in timore verso Dio e verso me, ma come figliuolo fedele, pronto all’obedienzia, sareste andato e fatto quello che aveste potuto fare; e se non poteste andare dritto, fuste andato carpone, se non si poteva andare come frate, fussesi andato come peregrino; se non ci ha denari, fussesi andato per elemosina. Questa obedienzia fedele avarebbe più lavoralo nel cospetto di Dio e nei cuori degli uomini, che non farebbero tutte le prudenzie umane. I miei peccati hanno impedito, che io non l’ho veduta in voi, nondimeno io son ben certa, che benché ci fusse la passione, pure aveste ed avete santo e buono rispetto, e per meglio compire la volontà di Dio e quella di Cristo in terra, papa Urbano VI, non vorrei però che. voi non fuste andato, ma che subito vi fuste messo in cammino per quello modo e per quella via che v’ era posta innanzi. 11 dì e la nolte era.io costretta da Dio e di molte altre cose, le quali perla poca sollicitudine di chi l’ha a fare, ma massimamente per le mie iuiquitadi, che impediscono ogni bene, tutte vanno vote. E così oimè, ci vediamo annegare e crescere le olìese. di Dio con molli supplicj, ed io vivo stentando: Dio per la sua misericordia tosto 8o mi tragga di questa tenebrosa vita \ ediamo nel reame di Napoli (B) esser peggio questa ultima ruina, che la prima; ed ecci disposto ad esservi tanti mali che Dio vi ponga il suo rimedio, ma egli per la sua pietà manifestò la ruina ed i rimedj che si dovessero pigi are, ma, come io dissi, 1’ abondanzia de’ miei (Jifetti impedisce ogni bene. Sopra queste materie averò molto che,dirvi, se già io non ricevessi grandissima grazia’, che in prima ch’io vi rivedesse, io fusse levata dalla terra. Sicché iò dico, che in tutto vorrei che fuste andato. Pongomene niente di meno in pace, perchè son certa che veruna cosa è fatta senza misterio, ed anco perchè io ne scaricai la coscienzia mia, facendone quello che io potei, che al re di Francia si mandasse!
facci la clemenzia dello Spirito Santo egli, che noi per noi siamo cattivi lavoratori. Dell’andare ratto al re d’Ungaria (C) mostra, che assai piacesse al santo padre, e deliberato aveva, che voi con altri compagni andaste. Or non so il perchè egli ha mutalo proposito, e vuole che voi stiate per cotesle parti (/?), ed adoperiate quello bene che si pnò. Pregovi che ne siate sollicito. .
IV. Abbandonate voi medesimo ed ogni proprio piacere e consolazione, e gillinsi mugi sopra questi morti, e con le funi del santo desiderio e dell’umile orazione si leghino le mani della divina giustizia, il dimonio e T appetito sensitivo. Noi siamo olferli morti nel giardino della santa Chiesa, ed a Crislo in terra padrone di questo giardino; adunque facciamo l’offizio del morto.
11 morto non vede, nè ode, nè sente. Sforzatevi d’uccidervi col coltello dell’odio e dell’amore, acciocché non udiate li scherni, villanie e rimproverii del mondo, che li persecutori della santa Chiesa vi volessero fare.
Gli occhi non veggano le cose impossibili a fare, nè tormento che potesse venire, ma veggano col lume della fede, che per Crislo crocifisso ogni cosa potrete; e cliDio non porrà maggior peso che si possa portale, ina nei grandi pesi doviamo godere, perché
Si allora ci dà Dio il dono della fortezza. Con I’ amore del sostenere si perda il sentimento sensitivo, e così morti morti ci notrichiamo in questo giardino. Quando io vedrò questo, reputarò beala l’anima mia. Io vi dico, dolcissimo Padre, che, o vogliamo noi o no, il tempo d’oggi c’invita a morire. Adunque non mi state più vivo; terminate le pene nella pena, e crescete il diletto del santo desiderio nella pena, acciocché la vita nostra non passi altro che con crociato desiderio, e volontariamente diamo il corpo nostro a mangiare alle bestie, cioè volontariamente per amore della virtù, ci gittiamo nelle lingue e nelle mani delti uomini bestiali, siccome hanno fatto li altri che hanno lavorato morti in questo giardino dolce, e innaffiatelo col sangue loro, ma prima con le lagrime e sudori, ed io, dolorosa la vita mia, perchè non ci ho messa l’acqua ho rifiutato di metterci il sangue. Non voglio più così, ma rinnovellisi la vita nostra, e cresca il fuoco del desiderio.
Voi dimandate ch’io preghi la divina bontà, che vi dia del fuoco di Vincenzio, di Lorenzo e di Paulo dolce, e di quello del vezzoso Joanni, dicendo, che poi farete grandi fatti, e così goderò. Benedico la Verità, che senza questo fuoco non fareste cavelle, nè piccola cosa, nè grande, nè io goderei di voi, e però considerando che egli è così, e io l’ho veduto per prova, m* è cresciuto uno stimolo, con una grande sollicitudine nel cospetto dolce di Dio; e se voi mi foste corporalmente appresso, in verità vi dimostrarci che egli è così, e darevvi altro che parole. Rallegromi e voglio che vi rallegriate; che poiché cresce questo desiderio, egli vorrà compire in voi ed in me, perocché egli è accettatore dei santi e veri desidei, purché voi apriate 1* occhio dell* intelletto col lume della santissima fede, acciochè cognosciate la verità della volontà di Dio, cognoscendola 1‘ amarate, ed amando sarete fedele, e non sarà oburabrato il cuore per veruno inganno di dimonio, V. Essendo fedele farete ogni grande cosa per Dio: Sa perfettamente si compirà quello die egli vi mdle nelle mani, cioè, non sarà impedilo dalla vostra parte die non venga a perfezione. Con questo lume sarete canto, modesto e pesato nel parlare e nel conversare, ed in tutte le vostre operazioni e costumi, ma senza esso lume fareste tutto il contrario nei modi è ne’costumi vostri, ed in contrario vi verrebbe ogni altra cosa!
nnde cognoscendo io che egli è così, desideravo di vedere in voi il lume della santissima fede, e così voglio che abbiate. E perchè io voglio ed amovi inestimabilmente per la vostra salute, e con grande desiderio desidero vedervi nello stato de’perfetti, però vi prego con molte parole, ma più volentieri fare’ d.
fatto/ ed’uso con voi rimproveri*, acciocché continuamente torniate a voi medesimo. Sommi ingegnata, ed ingegnarommi di farvi ponere peso da perfetti per onore di Dio e per invitare la sua bontà a farvi venire all’ultimo stato della perfezione, cioè, di mettere il sangue nella santa Chiesa; voglia la serva della sensualità o no; perdetevi nel sangue di Cristo crocifisso, e portate i miei difetti e le parole con buona pazienzia, e quando vi fnssero mostrati i difetti vostri, godete e ringraziate la divina bontà "che v’ha posto chi lavori sopra di voi e veglia nel suo cospetto per voi. Di quello ohe mi scrivete, che 1’ anticristo e i membri suoi vi cercano diligentemente per potervi avere (E), non dubitate, che Dio è forte a poterli tollere il lume e la forza, acciocché non compino i desiderj loro, ed anco dovete pensare, che non sete degno di tanto bene; e però non dovete aver paura: confidatevi che Maria dolce e la Verità sarà per voi sempre. Io, vile schiava, che son posta nel campo, ove è sparto il sangue per amore del sangue, e voi mi ci avete lassata,setevi andato con Dio, non rni ristarò mai di lavorare per voi: pregovi che voi facciate sì, che voi non mi diate materia di pianto, nè di vergognarmi nel cospetto di Dio, come voi sete uomo nel promettere di volere fare e sostenere per onore di Dio, non ini siate poi
S3 feramina quando veniamo al serrar del chiovo, che to mi richiamare*! di voi a Cristo crocifisso ed a Maria.
Guardate che egli non faccia poi a voi come all’ abbate di s. Antimo (J?), che per timore e sotto colore di non tentare Dio, si partì da Siena e venne a Roma, parendogli aver fuggita la prigione, e stare sicuro, ed egli fu messo in prigione con quella pena che voi sapete: così sono conci i cuori pusillanimi. Siate dunque, siate tutto virile, che morte vi venga (G). Pre-.
govi che mi perdoniate di ciò ch’io avessi detto, che^ non fusse onore di Dio e debita reverenzia vostra!
l’amore me ne scusi. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. lo v’addimando la vostra benedizione. Jesù dolce. Jesù amore.
i 84 r k i ’■ Annotazioni alla Lettera IOf.
(A) Ristette il bealo Raimondo in Genova olire ad un mese, ed in tal tempo ricevette dalla santa più lettere, come egli stesso narra nella sua leggenda.
(B) Vediamo nel reame di Napoli, ec. Avea la reina Giovanna data speranza d accomodamento al pontefice, ma qnal se ne fosse la cagione, cangiò di volontà, volgendosi di bel nuovo all’antipapa, come ad altro luogo s’ avvertirà, avendo ella ricciute selle lettere dalla santa.
(C) Dell’andare ratto al re d’ Vngaria. Lodovico re d’ Ungaria, de’, reali di Francia e della Branca prima degli Angioini, come s’avTertirà ad altro luogo, avendo pur egli avute lettere da questa vergine.
(D) Vuole che voi stiate per coteste parti. A tenere in fede del pontefice la repubblica di Genova, ed a predicare la crociata sopra gli scismatici, come egli testifica. In questo archivio di s. Domenico *’ ha il breve per cui gli viene ciò imposto, ed è in data de’20 di gennajo dell’anno secondo del suo pontificato, cioè del i38o, stando egli in Genova, dandogli facoltà di riscuotere denari da quei che malamente aveanli acquistali, non sapendosene il padrone, da impiegarsi ne’ correnti bisogni della Chiesa. V’ è pure una leltera di Marino arcivescovo di Taranlo e camerlengo di santa Chiesa, in data de’2,4 dello stesso mese ed anno, in cui fa lesti inoniati’za d’ avere ricevnli mille fiorini d’ oro di camera da Fra Raimondo raccolti per esso nelle parti di Genova de pecuniis, come ivi dicesi, predicationis crucis.
(E) Di quello che mi scrivete, che V anticristo e i membri suoi vi cercano diligentemente per potervi avere. A cagione di queste insidie sostava il beato Raimondo in Genova: poiché come sopra si è avvertito, nulla tanto premeva a Clemente e di lui segnaci, quanto di tener celato al re francese il fatto dell’elezione d’Urbano, e ninno potea meglio chiarirlo che quel grand’uomo stato in Roma al tempo del conclave, e famigliare a molti de1 cardinali. Egli venne perciò esaminato dagli ambasciatori spagnnoli venuti a Roma per conoscere l’avvenuto. Sebbene non ci rimanga memoria di quella deposizione, abbastanza mostra di quale opinione e’ fosse, e dalle continue di lui opere a prò d’Urbano, e dalla stessa leggenda della santa.
(F) Guardate, che egli non faccia poi a voi, come all’ abbate di s. Antimo. Questo abbate di s. Antimo è Fra Giovanni di Ser Gano da Orvieto, dellOrdine de’Guglielmini, di cui è detto nelle note alla lettera 65. l)i qual disobbedienza fosse egli reo non consta abbastanza.
Del resto giova qui notare che Fra Raimondo non si scostò dagli ordini d’Urh.uio e di volontà di lui rimase in Genova « ne vicini luoghi di Lombardia.. 85 (G) Siate dunque, siate tutto virile, che morte vi venga. Forse è scritto che io luogo di ancor che o benche. in *imigliante coni’orrni’à favella la santa nella lettera 264, o poco differeoternente come si avvertirà. Ma ai questo senso non sk trova da altri adoperato.
Forse potrebbe esser qui «iato nel senso cb’e pur ha di fin che $ fintantoché; o forse anco esser preso in nn colai senso enfatico, come a dire avvegnanche può, fosse pure la morte.
S. Caterina. Opere. T. V.
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