Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 100

Lettera 99 Lettera 101

[p. 71 modifica]A FRATE RAIMONDO DA CAPUA DELL’ ORDINE DI SANTO DOMENICO (A).

I. Avendo sentito come Iddio a» rabilnunte Pavera campato dalle mani de’ nemici di santa Chiesa, mentre egli andava ambasciatore di papa Urbano Vf in Francia, e come nno de’suoi compagni fu preso e carcerato, l’esorta prima a seguitare virilmente la vii di Gesù Cristo per li patimenti e le «il» lanie, senza cercare le proprie consolazioni, ed in oltre a riconoscere il benefuio ricevuto da Dio per intercessane della beatissima Vergine, e vestito di vera carità affaticarsi ■ iu servizio di santa Chiesa,. d annegarsi tutto nel sangue di Gesù Cristo.

31 tittxìx tOQ» Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I, ilarissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catalina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi oggimai levato dalla fanciullezza vostra, ed essere uomo virile, levarvi da gustare il latte, ed essere fatto mangiatore del pane; perocché’l fanciullo, il quale si noIrica di latte, non è atto a stare in battaglia, nè si .diletta d’altro, che di volere stare in giuoco con li suoi simili, così l’uomo che sta nell’amore proprio di sè, non si diletta di gustare altro che il latte delle proprie consolazioni spirituali e temporali, dilettandosi come fanr [p. 72 modifica]72 .

eiullo, con quelli sono simili, ma quando egli è fatto uomo, e levatosi dalla tenerezza ed amore proprio di sè, elli mangia il pane con la bocca del santo desiderio, schiacciando co* denti dell* odio e dell’ amore, intanto che, quanto più è duro e muffato, più se ne diletta. 0 quanto si reputa beata quella anima quando si vede le gengive gittare sangue: egli è fatto forte, e come forte piglia la conversazione de’forti: tutto maturo, pesato e non leggiero, corre con loro insieme alla battaglia., e già non si diletta d’altro che di combattere per la Verità; il suo diletto è di sostenere gloriandosi,col dolce ed innamorato Paulo nelle molte tribolazioni sostenerle per essa Verità; questi colali hanno rifiutato il latte rilucono 111 loro le stimmate di Cristo, seguitando la dolce dottrina sua. Questi stando nel mare tempestoso, sempre hanno bonaccia, nell’a* maritudine gustano la grande dolcezza, con vile e piccola mercanzia acquistano le smisurate ricchezze; essendo stracciati e dilaniati dal mondo, più perfettamente si raccolgono e si uniscono con Dio; quanto più sono perseguitati dalla bugia, tanto più esultano neffa Verità; patendo fame, nudità, ingiurie, strazj e villanie, più perfettamente s’ingrassano del cibo immortale!

sono rivestiti del fuoco della divina carità, tollendo via la nudità del proprio amore, il quale dinuda l’anima d’ogni virtù, e nelle vergogne e strazj trovano la gloria loro. Questi colali sono mangiatori di pane muffato, ma non asciutto, perocché l’asciutto i denti noi potrebbero ben bene schiacciare, se non con grande loro fatica, e poco frutto, e però 1’intingono nel sangue di Cristo crocifisso nella fonte del costato suo; e però cóme ebbri d’ amore corrono a mettere il pane muffato delle molte tribolazioni in questo prezioso sangue: in sè non cercano altro, se non in che modo possino rendere gloria e loda al nome di Dio: e perchè nel tempo delle molte fatiche veggono che meglio si prova la virtù, e che della buona prova che fa l’anima, torna più onore a Dio, però s abbracciano [p. 73 modifica]con esse, ed anco perchè meglio si conformano con Cristo crocifisso con la pena che col diletto. Adunque, carissimo e dolcissimo padre, con pianto ci leviamo dal sonno della negligenza, riconoscendo le grazie e benefizj, che vecchi, e nuovamente arete ricevuti da Dio e da quella dolce madre Maria, per lo cui mezzo confesso che nuovamente avete ricevuta questa grazia (B). In questo dono vuole Iddio che cognosciate il fuoco della sua carità, nella quale cantà, col lume della santissima fede, più largamente e liberamente abbandonate voi per lo suo onore ed esaltazione della santa Chiesa, e del vero vicario di Cristo papa Urbano VI; e dilatatevi in speranza, sperando nella providenzia ed adiutorio divino senza veruno timore servile, e non in.uomo, nè in vostra industria umana: anco ha voluto che cognosciate la vostra imperfezione, mostrandovi che voi sete anco fanciullo di latte e non uomo che vi notrichiate di pane, che se egli avesse veduto che voi aveste denti da ciò, ve n’avarebbe dato, siccome fece agli altri vostri compagni: non fuste ancora degno di stare in sul campo della battaglia, ma come fanciullo ne fuste cacciato indietro, e voi volentieri ne fuggiste ed aveste grazia di allegrezza che Dio concesse alla vostra infirmità. Cattivello padre mio, quanto sarebbe stata’beata l’anima vostra eia mia, che col sangue vostro voi aveste murata una pietra nella santa Chiesa per amore del sangue. Veramente noi abbiamo materia di pianto di vedere che la nostra poca virtù non ha meritato tanto bene. Or gittiamo i denti lattajoli, e studianci di mettere i denti gravati dell’odio e dell’ amorer mettianci la panciera della carità con lo scudo della santissima fede, e come uomini cresciuti corriamo al campo della battaglia e stiamo fermi con una croce di dietro ed una dinanzi, acciocché non potiamo fuggire; che andandovi grandi ed armati, non saremo più cacciati dal campo; acciocché Dio in voi ed in me, e negli altri infonda questa grazia, oggi cominceremo ad offerire lagrime con ansietato desiderio [p. 74 modifica]dolce, e per lo ringraziamento de’benefizj nuovamente ricevuti da lui, ed amarò per la mia e vostra imperfezione che ci ha privati di tanto bene. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso: bagnatevi nel sangue: saziatevi di sangue: inebriatevi di sangue: vestitevi di sangue: doletevi di voi nel sangue: rallegratevi nel sangue: crescete e fortificatevi nel sangue: perdete la debilezza e ciechità nel sangue dello immaculato Agnello, e col lume corrite come virile cavaliero a cercare l’onore di Dio, il bene della santa Chiesa, e la salute dell’anime nel sangue. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore [p. 75 modifica]Annotazioni alla Lettera 100.

(A) Nell’impressione del Farri e dell’Aldo a pie’ di questa lettera è posta un’annotazione che accenna come la santa la scrivesse nell’occasione che fra Raimondo fu salvo prodigiosamente dalle mani da’scismatici mentre n’andava in Francia ambasciatore del pontefice a quel re, essendovi rimasto prigione il compagno. Ma il beato Raimondo, favellando de’ pericoli corsi e delle insidie tesegli da’ fautori di Clemente, non dice parola della prigionia del compagno, anzi nota essere egli campato da’loro agguati per avviso di lui, sendosi perciò rimasto in Genova. Ben sono conosciute le squisite diligenze che usavano i seguaci dell’antipapa, acciocché di Roma non andasse al re francese, nè messo, nè lettera, onde quel principe potesse aver notizie genuine dell’elezione di Urbano, e divolgandole i cardinali a loro talento venisse quel regno sicurato all’obbedienza di Clemente. Tenean egli guardate tutte le vie di terra e di mare, e’l beato Raimondo, nel passar di Pisa a Genova, fu in gran rischio di cadere loro nelle mani.

(B) Per Io cui mezzo confesso che nuovamente avete ricevuta questa grazia. O di scampare la libertà e la vita dalle insidie dei corsali scismatici, o della occasione avuta, ma schivata di spargere il sangue a difesa della Chiesa, come ha più di conformità a quello che la santa gli espone in questa lettera, in cui mostra esser poco contenta del suo timore.