Epigrammi (Roncalli)
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DI FRANCESCO RONCALLI
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Si raccontava ieri che in Turchia
Ogni marito con onor potea
Mantener quante femmine volea —
Celso si scuote; e grida in allegria:
Ah perchè non colà Celso nascesti?
Sua moglie che trovavasi presente:
Taci, caro, gli disse: tu saresti
Un gran cattivo Turco certamente.
Contro Giobbe il demonio imperversato,
Figli, sostanze e sanità gli toglie:
E per ridurlo al più dolente stato,
Lo scaltro al pover uom lascia la moglie.
Che Cloe si tinga il crin, no non è vero,
Io la vidi a comprarlo, ed era nero.
Tu m’ami, o Lesbia, d’un amor sì fatto,
Che vivendo Pitagora direbbe:
Ch’io fai già sorcio, e che tu fosti un gatto.
Amar non è qual dici un verbo attivo.
Ama, e lo troverai sempre passivo.
Quando un vecchio ad una bella
Vuol discorrere d’amor,
Parmi un zoppo da stampella
Che vuol fare il danzator.
Quando desti a me quel fiore
Io ti diedi, o Nice, il core:
Oh che bel giochetto vario
S’or facessimo il contrario!
A morte giunto il bevitor Sorivo
Pregò di essere sepolto in questa botte
Ch’ei votò mille volte essendo vivo.
Mentr’era per morir d’idropisia
Disse agli astanti un amator di Bacco:
Come mai d’acqua son ridotto un sacco
Io che non ne bevetti in vita mia!
Rosmondo a cui lo scrigno un ladro tolse,
Di morir impiccato si risolse:
Ma d’avarizia avea l’alma sì lorda,
Che s’annegò per risparmiar la corda.
Dello sciocco per mia fè
Più felice uomo non è:
Tu che nol eredi a me
Credilo dunque a te.
Jeri Zerbino giovine insolente;
Chiese in aria di scherno al vecchio Gianni
S’era dell’età sua giunto ai settanta:
Nol so, rispose il vecchio prontamente;
Ma so ben che un somaro di vent’anni
È più vecchio, che un uomo di settanta.
Oggi gli amici son come i melloni;
In cento non ne trovi due di buoni.
Ad un vecchio avaro
Per quanto il tuo tesor s’apprezzi o veglia,
Sembri quel mulo che sovente porta
Sacchi d’oro sul dorso, e mangia paglia.
In questo marmo, ov’è un bicchiere inciso,
Giace la vecchia bevitrice Aliso;
Ma lo spirto si duol, che a lei vicino
Sempre fu quel bicchier voto di vino.
Per indicarmi il viso ed il cor vostro,
Sceglier da voi non si poteva, o Clori,
Carta più bianca, nè più nero inchiostro.
Ad una bella instabile
In te due gran pianeti Amore aduna:
Hai nel tuo viso il sol, nel cor la luna.
Con quel di Balda unisce Baldo il cubito,
E questo è tutto il suo dolce concubito.
Del mio cammino al Cielo eccovi il quadro,
Dicea salendo sulla forca un ladro.