Epigrammi (Alfieri, 1903)/CI. Mista coll'irto crin, del crin più sconcia

CI. Mista coll'irto crin, del crin più sconcia

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CI. Mista coll'irto crin, del crin più sconcia
C. Vanto primo, è il formar cose novelle CII. In Campidoglio un teschio di cavallo

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CI.

......... 1798.

Mista coll’irto crin, del crin più sconcia,
Scendente a mezza guancia
Una risibil barba:
Fosco un ceffo di Jarba:
Torv’occhio, che di sotto in su si slancia
In chi lo sfugge, audace,
Da chi ’l fissa, fugace:
Due corna immense di un cappel birresco,
Sotto cui ben si acconcia
La ignobil fronte, con le ottuse corna
Del minacciar schiavesco:
Un guancialon che imprigiona la strozza,
E serbandola al laccio in un l’adorna: —
Qui piglio fiato; e rifiorir mi piace
Un po’ mia tavolozza.
Mani sporche, ugne sporche, abito sporco,
Cintovi sopra un grave strascicante
Sciabolone spaccante
Giù giù la terra, a far finestre all’Orco:
Tutto il resto è calzoni;
Nascenti in cima in cima a una vil pancia;
Morenti, ai pedignoni:
Scarpe, ei non l’ha di suo, ma le conquista
Pur che il Diavol l’assista. —
Chi mi dà un soldo, o due quattrin di manci
Ei l’avrà strapagata
Questa effigie sputata
D’un paladin repubblican di Francia.