Egloghe (Chiabrera 1834)/II
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II
Lico ed Elpin: Elpin in Val di Grieve
Bel sonator d’ogni sampogna, e Lico
3Gran Maestro di cetra in Val di Sieve,
Tirsi piangean solto un castagno antico:
Giunse primiero Elpin dolce canzone
6Alle sue canne, ed onorò l’amico,
Sulla riva dell’Arno e del Mugnone
Di peregrina mirra e d’altri odori,
9Tirsi, ricchi pastor fanti corone.
E pur in sull’Ombron ricchi aratori
Innalzano sepolcri ad onorarti,
12E lungo l’Arbia i guardian de’ tori.
Ma su per l’Alpi in solitarie parti,
Ove poveramente io viver soglio,
15O Tirsi, per onor, che posso darti?
Con un poco di zufolo mi doglio,
Che altro non si concede a’ miei desiri,
18E di qui mi si cresce anco il cordoglio.
Qui tolse alla sampogna i suoi sospiri
Elpino, e trasse la querela a fine,
21Poi Lico diè principio a’ suoi martíri.
Qual al tempo de’ ghiacci e delle brine
Consolato si pascola l’armento
24Per lo tiepido pian delle marine;
Tal per queste campagne andai contento
In fin che non ci fu Tirsi rapito,
27Tirsi, che di noi tutti era ornamento.
Ma da quel giorno ch’ei sotterra è gito,
Io misero simiglio in questa riva
30Pur dalla mandra un agnellin smarrito,
Che sprezza il rezzo, e le bell’erbe schiva,
E sempre bela, il lupo alfin sen viene,
33E della mandra e della vita il priva.
Sì disse Lico, e le minute arene
Del bel torrente, e le montagne ombrose
36Rispondeano ululando alle sue pene.
Poscia movendo sulle piagge erbose
Un’altra volta Elpin dal petto lasso
39Sospinse in verso il ciel voci dogliose:
Se per Monte Morello unqua trapasso
Sicchè da quelle balze io miri Sesto,
42Subito lagrimando gli occhi abbasso;
Indi colmo d’angoscia i passi arresto,
Poscia dietro il furor, che a sè mi tira,
45Conturbo le fontane, e i fior calpesto.
Per tal via disfogata alquanto l’ira,
E contra la ria morte il mio disdegno,
48Per piangere il tuo fin tempro la lira.
Spezzola poi, che l’infelice legno
Ben risuona dolente a i casi rei,
51Ma nol sa però far, siccome è degno,
Nè seconda piangendo i dolor miei.