Egloghe (Chiabrera 1834)/III
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III
MENALCA, LOGISTO.
Menalca.
Su questa bella piaggia, ove tranquillo
Serpeggia il ruscelletto, ove fiorite
3Son le rive di menta e di serpillo,
Ove con torto piè sorge la vite
Sul bianco pioppo, ove la vista è lieta
6Per le belle vïole impallidite,
Canta, Logisto, e la mia mente acqueta,
Vento non freme, abbajator mastino,
9Che tu deggia cantare ecco non vieta.
Logisto.
Me lo vieta, Menalca, aspro destino,
Per cui trafitto duramente a torto
12Io sono al disperar quasi vicino:
Che mentre mi fingea maggior conforto,
E di maggior speranza era fornito,
15Venne Dameta, e disse: Ahi Tirsi è morto.
Caddemi il cor tosto ch’io l’ebbi udito:
Povera ed infelice mia capanna,
18Gran saetta dal ciel ben t’ha ferito.
Menalca.
A che l’anima tua tanto s’affanna
Per la morte d’un uom? non è dovuto:
21Che natura a morir tutti condanna.
Io bella gabbia ho di mia man tessuto
Nel freddo verno a trapassar le sere,
24Quando il velloso armento è ben pasciuto,
Come un forte castel, quadra a vedere,
E sorgono ciascuna in ogni canto
27Di liscia canna quattro torri altere:
Quivi un merlo è prigion, che negro il manto
Delle sue piume, e tutto il becco ha giallo,
30E toglie in aria ad ogni augello il vanto:
Ei scendeva ad un’onda di cristallo,
Ed io sotto l’erbetta un laccio tesi
33Al suo volare, e sì nol tesi in fallo.
Dal primo dì che l’infelice io presi,
Ad insegnargli faticai l’ingegno,
36Ed ha finora mille modi appresi:
S. fatto don del tuo valore in segno
Vo’ che môstri a’ bifolchi ed aratori,
39S’oggi de’ canti tuoi mi farai degno.
Logisto.
Menalca, lascia me co’ miei dolori:
Oggi le voci mie non son più quelle:
42Ma tu soverchio la mia cetra onori.
Orsù non molto indugeran le stelle,
Che omai l’ombre lunghissime si fanno,
45Andianne alla capanna, o pecorelle.
Tirsi, le greggie mie ben poseranno
Finchè del chiaro Sole il Mondo è privo;
48Ma per te non mi lascia unqua l’affanno:
Partiti, Fosca, da quel piè d’ulivo:
Guata se l’ostinata oggi m’ascolta,
51Ve’, mal per te, se costassuso arrivo.
Menalca, a rivederci un’altra volta.