Edipo Coloneo (Sofocle - Giusti)/Atto quarto/Scena III
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SCENA III.
i detti senza TESEO.
coro.
Strofe 1.a
Nudo è colui di senno,
Che non pago dell’aurea
Mediocritade ad alte cose aspira.
I lunghi dì l'uom fenno
Sempre infelice; e rapido
Fugge il diletto da chi più desira.
Ogni voglia delira
Ne’ silenzj del negro Orco si acqueta,
Quando la Parca i teneri
Amplessi ne divieta
Della cara consorte;
Ed, interrotte le carole e i cantici,
Ci rassegna alla morte.
Antistrofe.
Meglio fora non mai
Aprire al giorno i rai,
O presto là tornar donde si venne.
Bella madre di care
Follìe con rosee penne
Vola a noi gioventù; ma qual non viene
Schiera con lei d’intollerande pene?
Stragi invidie discordie e risse e gare;
Poi l’imbelle, che sempre si disprezza,
Importuna vecchiezza
Priva di amici, cui travaglia e preme
Piena di mali insino all’ore estreme.
Epodon.
Ecco il misero stato
Di questo, al par di me, vecchio infelice:
Qual lido boreal da voratrice
Onda ognor flagellato
Geme Edipo da ria
Di sventure percosso atra procella,
Sia che dal mar la bella
Chioma il sol tragga, o ve l’asconda, sia
Ch’empia di lampi a mezzo corso il cielo,
O che fuor di sue grotte
Spieghi la notte il tenebroso velo.