Edipo Coloneo (Sofocle - Giusti)/Atto primo/Scena III
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SCENA III.
EDIPO ANTIGONE
edipo.
Partì?
antigone.
Partissi;
Parla pure; son io con te quì sola.
edipo.
Dive in volto tremende e venerande,
Poi che in questo a voi sacro almo soggiorno
La prima volta io venni, ah! non vogliate
Essere a Febo, e a me nimiche. Ei, quando
Vaticinommi i molti mali miei,
Disse: ch’io dopo lunghi aspri travagli
Quì requie alfin trovata avrei; che appena
Io delle venerabili la stanza,
Toccata avessi, quì fidato ospizio
Quì pace avrian le travagliate mie
Ossa: che gran mercede a chi raccolto
M’avesse ne verrebbe, e grave danno
A chi mi discacciasse; ancor promise
Per tremuoto o per tuono farne segno
O per folgor di Giove. Or ben m’accordo
Che, s’io pur venni a questo bosco, il vostro
Consiglio mi vi trasse, e no la sorte;
Nè certo io sobrio peregrino a caso
In voi m’avvenni, o Dee, cui non si liba
Lenèo licor; nè, senza voi, su questa
Sacra e da ferro intatta pietra assiso
Io mi starei. Or terminate, o Dive,
Come Apollo predisse, il viver mio.
E, se l’incarco, che fin or sostenni
Di supreme sciagure, a voi non sembra
Lieve ancora, deh! voi dolci figliuole
Delle antiche tenebre, e tu, che nome
Ài da Minerva, o Atene, innanzi a tutte
Le città nobilissima cittade.
Deh! vi mova a pietà la miseranda
Ombra di Edipo: chè questo mio corpo
D’Edipo il corpo non è più.
antigone.
Ti accheta
Stuolo di vecchi ad esplorar si appressa
Il loco ove ti stai.
edipo.
Taccio; ma tu
Da questa via ritrammi entro la selva,
E mi vi cela, ond’io lor detti intenda.
Norma all’opre è l’udir.