Vaticinommi i molti mali miei,
Disse: ch’io dopo lunghi aspri travagli
Quì requie alfin trovata avrei; che appena
Io delle venerabili la stanza,
Toccata avessi, quì fidato ospizio
Quì pace avrian le travagliate mie
Ossa: che gran mercede a chi raccolto
M’avesse ne verrebbe, e grave danno
A chi mi discacciasse; ancor promise
Per tremuoto o per tuono farne segno
O per folgor di Giove. Or ben m’accordo
Che, s’io pur venni a questo bosco, il vostro
Consiglio mi vi trasse, e no la sorte;
Nè certo io sobrio peregrino a caso
In voi m’avvenni, o Dee, cui non si liba
Lenèo licor; nè, senza voi, su questa
Sacra e da ferro intatta pietra assiso
Io mi starei. Or terminate, o Dive,
Come Apollo predisse, il viver mio.
E, se l’incarco, che fin or sostenni