Ecco il Roman Campion dall'Istro algente
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XVI
PER N. ORSINO.
Ecco il Roman Campion dall’Istro algente
Di sangue e di sudor stillante ancora:
Tal fier leone indomito fremente
Da’ campi aperti, ove scannò pur ora
5In fiera pugna cacciatori e belve,
Stanco ritorna alle riposte selve.
Qual più dolce rugiada e mel distilla
Da’ bei colli fioriti, amica Clio,
Cogli, e con man di rose il cor ne instilla,
10Dolcissimo conforto al Signor mio;
E vôlti in dolce obblio querele e pianti,
Risveglia a gloria sua le cetre e i canti.
Ch’ove di bell’onor palma si coglie,
Caro prezzo non è la cara vita;
15Ne quai più chiare e glorïose spoglie
Colse in campo di Marte anima ardita,
Delle sue piaghe avran più degno vanto;
E rida il vulgo vil del nostro canto.
Sempre là, dove alma virtù s’onora,
20Premio fia degno per le nobil’alme.
Han le vittorie, ha la rea sorte ancora
Men liete sì, ma non men chiare palme:
E quai Patroclo al cener suo non vide
Erger trofei d’onor dal gran Pelide?
25Non fia mai no, perchè mill’anni e mille
Si giri il Sole all’ampia terra intorno,
Che men chiaro tra noi suoni e sfaville
D’immortal gloria il grand’Orsino adorno;
Avrà ben ei dal suo valor mercede:
30Europa no, non la Cristiana Fede.
Ahi perchè allor che fra le turbe fiere
Fulmin parea del ciel l’invitta spada,
Non mosser mille Duci e mille schiere
Per quella ch’egli apria sanguigna strada?
35E qual Campion più degno Europa aspetta
Di tanti indegni oltraggi a far vendetta?
Miseri noi! mentre a gli altari, a i figli
Crudo impero sovrasta, empj dispregi,
Di pio sangue fedel caldi e vermigli
40Fansi di Francia i colli. Ah Duci, ah Regi!
Ma cieco di dolor, fervido d’ira,
Gran senno fia depor l’arco e la lira.