Ecce Homo/i) Il crepuscolo degli idoli. Come si fa della filosofia a colpi di martello

i) Il crepuscolo degli idoli. Come si fa della filosofia a colpi di martello

../h) Genealogia della morale. Scritto polemico ../k) Il caso Wagner. Un problema musicale IncludiIntestazione 7 febbraio 2016 100% Da definire

Friedrich Nietzsche - Ecce Homo (1888)
Traduzione dal tedesco di Aldo Oberdorfer (1922)
i) Il crepuscolo degli idoli. Come si fa della filosofia a colpi di martello
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i) Il crepuscolo degli idoli.

Come si fa della filosofia a colpi di martello.



1.


Questo scritto, che non arriva a 150 pagine, sereno e fatale nell’intonazione — un demone che ride — scritto in così pochi giorni ch’io esito a dirne il numero, è fra i libri, una vera eccezione: non c’è nulla di più sostanzioso, di più indipendente, di più rivoluzionario: di più cattivo. Se si vuol farsi rapidamente un’idea del modo com’erano capovolte tutte le cose, prima di me, si cominci da questo scritto. Ciò che sulla copertina è chiamato idolo è semplicemente quello che finora s’è chiamato verità. Crepuscolo degli idoli; in lingua povera: la vecchia verità s’avvicina alla sua fine....


2.


Non c’è realtà, non c’è idealità che non sia toccata in questo libro (toccata: che prudente eufemismo!.....) Non solo gli idoli eterni, ma anche i più recenti, e, conseguentemente, i più caduchi: «le idee moderne», per esempio. Un gran vento soffia tra gli alberi e da per tutto cadono a terra delle frutta: delle verità. [p. 113 modifica]V’è, in esso, la soverchia abbondanza d’un autunno troppo ricco: s’inciampa tra le verità, se ne schiaccia anche qualcuna: ce n’è troppe.... Ma ciò che si finisce per avere in mano non sono più cose problematiche, son cose precise. Io solo ho in mano la «misura» per le «verità»; io solo posso giudicare. Come se fosse sorta in me una seconda coscienza, come se «la volontà» avesse accesa in me una luce a rischiarare la via obliqua per cui fino allora era discesa a precipizio.... La via obliqua era chiamata la via della «verità»... È finita con tutti gli «oscuri impulsi»; proprio l’uomo buono aveva coscienza della retta via meno che qualunque altro.... E, lo dico con tutta serietà, nessuno conosceva, prima di me, la retta via, la via verso l’alto: soltanto con me ricominciano le speranze, i còmpiti, le vie tracciate verso la civiltà; io ne sono il lieto nunzio... Appunto per ciò sono anche una fatalità.


3.


Immediatamente dopo finita quest’opera, senza perdere neppure un giorno, mi accinsi all’enorme còmpito dell’Inversione, con un sovrano sentimento d’orgoglio che non ha l’eguale, persuaso ad ogni istante della mia immortalità, incidendo segno su segno in tavole di bronzo, con la sicurezza d’un uomo fatale. La prefazione fu scritta il 3 settembre 1888; quand’io, dopo steso questo scritto, uscii all’aperto, la mattina, vi trovai la più bella giornata che l’Alta Engadina m’avesse mai offerto, trasparente, sfolgorante di colori, piena di tutti i contrasti e di tutti i rapporti che passano tra il ghiaccio e il Mezzogiorno. Lasciai Sils-Maria appena il 20 settembre, trattenutovi da inondazioni, e rimasto unico ospite di quel mirabile luogo cui la mia riconoscenza vuol fare il dono d’un nome immortale. Dopo un viaggio pieno d’incidenti, durante il quale corsi perfino pericolo d’annegare in Como inondata — vi giunsi a tarda notte — arrivai, il pomeriggio del 21 a Torino, alla mia città [p. 114 modifica]dimostrata, alla mia Residenza, da allora in poi. Ripresi alloggio nella stessa casa dove avevo abitato in primavera, via Carlo Alberto, 6, III, di faccia al poderoso palazzo Carignano in cui nacque Vittorio Emanuele, con le finestre che davano sulla piazza Carlo Alberto e, più lontano, sui colli.

Senza indugiare, senza lasciarmi distrarre un solo momento, mi rimisi al lavoro: mi restava da compiere ancora l’ultimo quarto dell’opera. Il 30 settembre, grande vittoria; settimo giorno, ozio d’un dio sulle rive del Po. Lo stesso giorno scrissi anche la prefazione al «Crepuscolo degli idoli» di cui la correzione delle bozze di stampa m’era servita di riposo durante il Settembre. Non ho mai passato un autunno simile, non ho neppure mai immaginato che qualche cosa di simile fosse possibile sulla terra: un Claude Lorrain portato nell’Infinito, ogni giorno d’una uguale, indomabile perfezione.