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uomo è venuto a reclamarla. Ha presentato delle carte in regola e gliel’abbiamo consegnata.

— Chi era quest’uomo? — chiese vivamente Van Helsing.

— Oh! è facile sapersi — disse l’altro togliendosi di tasca una ricevuta. — Ecco il suo nome: Emanuele Hildessheim, Burgen stras, 16.

Il capitano non sapeva altro. Ringraziandolo, ci congedammo.

Trovammo Hildessheim nel suo ufficio sovraccarico. È un ebreo dal naso prominente. Porta il fez. Non si fece pregare per informarci.

Aveva ricevuto una lettera da un certo signor de Ville di Londra, che lo pregava di ritirare prima del sorger del sole una cassa la quale doveva giungere a Galatz con la Czarina Caterina. Quella cassa doveva venir consegnata nelle mani d’un certo Petroff Skinsky, il quale s’incaricava di trattare con gli slovacchi che eseguivano i trasporti lungo il fiume.

Cercammo invano questo Skinsky; uno dei suoi vicini ci affermò ch’era partito da due giorni. Aveva consegnato prima la chiave al padrone di casa. Stavamo conversando con quella degna persona quando si sparse la voce ch’era stato ritrovato il corpo di Skinsky nel cimitero di San Pietro; aveva la gola squarciata come da una bestia selvaggia.


Giornale di Mina.


30 ottobre, sera.

Ecco il risultato delle mie meditazioni. Le sottoporrò ai nostri amici, dopo averle stese per