Capitolo XIV

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Bram Stoker - Dracula (1897)
Traduzione dall'inglese di Angelo Nessi (1922)
Capitolo XIV
XIII XV
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CAPITOLO XIV.


Giornale del Dottor Seward.


28 settembre.

Van Helsing sta formando il piano d’una nuova spedizione al cimitero, ma ci tiene a che Arturo e Quincy Morris ci accompagnino. Ha telegrafato loro. Ambedue hanno risposto alla sua chiamata e ci fu una lunga spiegazione alla quale assistetti. Il povero Arturo è dolorosamente impressionato; la sola cosa che ancora lo sostiene è che, al par di me, dubita ancora.

A mezzanotte meno un quarto abbiamo dato la scalata al muro del cimitero. La notte era cupa. Van Helsing ci dirigeva. Nella tomba ha acceso una lanterna e, volgendosi verso di me:

— Volete attestare, amico mio, che il corpo di Lucy si trovava ieri nel suo feretro?

— Certo — risposi.

— Avvicinatevi, Arturo — disse Van Helsing. [p. 116 modifica]

Il povero ragazzo rabbrividiva ed era pallidissimo.

— Guardate — disse Van Helsing sollevando il coperchio.

Arturo potè constatare che il feretro era vuoto.

— Adesso — disse Van Helsing — usciamo e stiamo in appostamento presso la tomba.

L’aria della notte ci parve divina, a confronto con l’aria soffocante dell’avello. Van Helsing rinchiuse la porta e la inghirlandò con fiori d’aglio.

— Perchè questa precauzione? — chiesi.

— Perch’ella non rientri a nostra insaputa.

Non insistemmo, impressionati dalla serietà del professore; ed occupammo in silenzio il posto assegnato ad ognuno di noi.

L’aspettativa ci pare interminabile in quel silenzio angoscioso.

— Attenzione! — mormorò a un tratto Van Helsing.

Una forma bianca si avanzava lungo il viale dei cipressi. Pareva si stringesse contro un oggetto. Man mano si avanzava, vedemmo ch’era un bambino. La bianca apparizione si fermò ad alcuni metri da noi e si curvò sul bambino che emise un lieve grido. Stavo per slanciarmi quando Van Helsing mi trattenne.

La forma bianca si diresse alla nostra volta e sotto la luna bruscamente sorta riconobbi con spavento il viso di Lucy Westenra, ma quanto cambiato!... La dolcezza e la purità erano scomparse per far posto ad una fisonomia atroce, di una crudeltà ferina.

Van Helsing ci fece segno d’allinearci davanti il cancello della tomba. Alzò la sua lanterna che rischiarò la parte inferiore del viso di Lucy: le [p. 117 modifica]labbra e il mento erano rosse di sangue. Rabbrividimmo con orrore.

Quando Lucy — la chiamo con tal nome non sapendo quale altro applicarne a quel fantasma spaventoso e orribile — ci vide, fece un salto all’indietro lanciando un grido di rabbia. I suoi occhi brillarono d’uno splendore lugubre; e rigettò brutalmente il bambino. In quel momento, tutto il mio amore si cangiò in odio; avrei soppresso senza esitare quella creatura malefica, come una bestia pericolosa.

Ella si avanzò verso Lord Godalming con un sorriso incantevole:

— Venite Arturo, la vostra fidanzata vi tende le braccia.

Arturo, affascinato, fece un passo verso di lei, ma Van Helsing sorse fra loro.

Lucy indietreggiò e la sua espressione si fece odiosa. S’avventò alla porta della tomba e si fermò impietrita, livida: i suoi occhi gettarono scintille, i suoi capelli si rizzarono, torcendosi: si sarebbe detto una testa di medusa.

— Devo proseguire la mia opera? — chiese Van Helsing ad Arturo.

— Fate ciò che credete di dover fare — rispose costui — nessun orrore sorpasserà un orrore simile.

Pronunziando a fatica queste parole, mi svenne fra le braccia.

Mentre m’occupavo a rianimarlo, Van Helsing sbarazzava il cancello dai fiori; e, con ugual sorpresa, vedemmo la forma di Lucy scivolare fra due sbarre.

— Andiamocene adesso, amici miei — disse il maestro; non possiamo agire prima di domani. [p. 118 modifica]C’è una sepoltura verso mezzogiorno; verremo dunque verso le due. Quanto a questo povero bimbo che per fortuna non è gravemente colpito, lo deporremo sulla piazza d’Hampstead, ove di certo lo raccoglieranno.

29 settembre.

Alla una e mezza eravamo tutti fedeli all’appuntamento; i becchini se n’andavano. Non c’era nulla da temere per noi. Van Helsing aveva portato un lungo sacco di cuoio.

Nella tomba, il maestro accese la sua lanterna e due candele che pose da ogni lato della bara. Dopo alcuni minuti d’un lavoro silenzioso, il corpo apparve in tutta la sua bellezza. Ma ogni pietà era morta nel mio cuore e non risentivo più che repulsione per quella Cosa che aveva l’apparenza di Lucy e non la sua anima.

Arturo provava senza dubbio lo stesso sentimento poichè disse:

— È davvero colei che ho amato oppure un demone?

— Non è che il suo involucro carnale — disse Van Helsing.

Tolse dal sacco dei pallini, una piccola macchinetta a spirito che, accesa in un angolo dell’avello, lanciò una grande fiamma turchina, poi i suoi strumenti operatorî e, finalmente, un piuolo di legno grosso tre pollici e lungo tre spanne. Ne presentò la punta alla fiamma. E disse:

— Attingo alla scienza ed agli usi degli antichi, che avevano studiato a fondo tutto ciò che concerne i vampiri.

E spiegò: [p. 119 modifica]

— I vampiri, per la loro maledizione, sono immortali; e le loro vittime si moltiplicano d’età in età, poichè tutti coloro ch’essi hanno fatto morire diventano vampiri a loro volta. Così la cerchia s’allarga smisuratamente, come quei circoli che si formano alla superficie dell’acqua se vi si getta una pietra... Uno di noi deve avere il coraggio di sopprimere in lei l’elemento vitale che ancora le resta: poichè dopo ella dormirà del sonno del giusto e la coscienza di noi tutti ne sarà alleggerita.

I nostri sguardi si fissarono su Arturo ch’era il più indicato.

— Che bisogna fare? — diss’egli con voce tremante.

Van Helsing gli pose una mano sulla spalla.

— Coraggio! sto per chiedervi una cosa orrenda. Ma mi ringrazierete. Prendete questo piuolo, appoggiatelo sul petto, e, con l’aiuto d’un martello, immergetelo fino al cuore. Nel frattempo, noi pregheremo per il riposo dell’anima.

Arturo obbedì eroicamente.

La Cosa si contorse al primo urto. Il viso si contrasse, una schiuma rossa venne alle labbra e i denti scricchiolarono. Arturo, come un Dio vendicatore, batteva, batteva, spietatamente, e il sangue scaturiva. Ma, di botto, le convulsioni cessarono, il viso si spianò in un’espressione di beatitudine ed il maglio sfuggì dalle mani d’Arturo che svenne. Ci affrettammo a rianimarlo. Finalmente, riaperse gli occhi e posò lo sguardo sulla bara. Il suo viso si rischiarò. La morta aveva ripreso l’espressione serena e di pura dolcezza che noi amavamo tanto in Lucy. Ella non viveva [p. 120 modifica]veramente più, stavolta; entrava finalmente nel gran silenzio dell’eternità.

— Mi perdonate, ragazzo mio? — disse Van Helsing stringendo la mano d’Arturo.

— Vi devo la salvezza d’un essere adorato — disse il nostro amico asciugandosi le lagrime. — Siate benedetto!

Arturo e Quincy ci precedettero sulla strada mentre io aiutavo il Maestro a segare il piuolo perchè la punta ne rimanesse conficcata nel cuore. Poi staccammo la testa dal tronco e Van Helsing riempì la bocca di fiori d’aglio.

Quindi, rinchiudemmo la tomba e andammo a raggiungere gli amici. Il sole brillava, gli uccelli cantavano. Nell’uscire da quell’incubo, avevamo l’impressione di risuscitare.

— Amici miei — disse Van Helsing — non siamo alla fine del nostro compito. Dobbiamo scoprire l’autore di tutti i nostri mali e castigarlo senza pietà. Ho qualche indizio, ma il lavoro sarà lungo e difficile, pericoloso anche. M’aiuterete fino all’ultimo?

Gliel’abbiamo giurato.