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labbra e il mento erano rosse di sangue. Rabbrividimmo con orrore.

Quando Lucy — la chiamo con tal nome non sapendo quale altro applicarne a quel fantasma spaventoso e orribile — ci vide, fece un salto all’indietro lanciando un grido di rabbia. I suoi occhi brillarono d’uno splendore lugubre; e rigettò brutalmente il bambino. In quel momento, tutto il mio amore si cangiò in odio; avrei soppresso senza esitare quella creatura malefica, come una bestia pericolosa.

Ella si avanzò verso Lord Godalming con un sorriso incantevole:

— Venite Arturo, la vostra fidanzata vi tende le braccia.

Arturo, affascinato, fece un passo verso di lei, ma Van Helsing sorse fra loro.

Lucy indietreggiò e la sua espressione si fece odiosa. S’avventò alla porta della tomba e si fermò impietrita, livida: i suoi occhi gettarono scintille, i suoi capelli si rizzarono, torcendosi: si sarebbe detto una testa di medusa.

— Devo proseguire la mia opera? — chiese Van Helsing ad Arturo.

— Fate ciò che credete di dover fare — rispose costui — nessun orrore sorpasserà un orrore simile.

Pronunziando a fatica queste parole, mi svenne fra le braccia.

Mentre m’occupavo a rianimarlo, Van Helsing sbarazzava il cancello dai fiori; e, con ugual sorpresa, vedemmo la forma di Lucy scivolare fra due sbarre.

— Andiamocene adesso, amici miei — disse il maestro; non possiamo agire prima di domani.