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Il povero ragazzo rabbrividiva ed era pallidissimo.

— Guardate — disse Van Helsing sollevando il coperchio.

Arturo potè constatare che il feretro era vuoto.

— Adesso — disse Van Helsing — usciamo e stiamo in appostamento presso la tomba.

L’aria della notte ci parve divina, a confronto con l’aria soffocante dell’avello. Van Helsing rinchiuse la porta e la inghirlandò con fiori d’aglio.

— Perchè questa precauzione? — chiesi.

— Perch’ella non rientri a nostra insaputa.

Non insistemmo, impressionati dalla serietà del professore; ed occupammo in silenzio il posto assegnato ad ognuno di noi.

L’aspettativa ci pare interminabile in quel silenzio angoscioso.

— Attenzione! — mormorò a un tratto Van Helsing.

Una forma bianca si avanzava lungo il viale dei cipressi. Pareva si stringesse contro un oggetto. Man mano si avanzava, vedemmo ch’era un bambino. La bianca apparizione si fermò ad alcuni metri da noi e si curvò sul bambino che emise un lieve grido. Stavo per slanciarmi quando Van Helsing mi trattenne.

La forma bianca si diresse alla nostra volta e sotto la luna bruscamente sorta riconobbi con spavento il viso di Lucy Westenra, ma quanto cambiato!... La dolcezza e la purità erano scomparse per far posto ad una fisonomia atroce, di una crudeltà ferina.

Van Helsing ci fece segno d’allinearci davanti il cancello della tomba. Alzò la sua lanterna che rischiarò la parte inferiore del viso di Lucy: le