Doveri dell'uomo (1860)/Agli operai italiani

Agli operai italiani

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Agli operai italiani

Edizione: Giuseppe Mazzini, Doveri dell'uomo. Londra, 1860
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AGLI OPERAI ITALIANI.





A voi, figli e figlie del popolo, io dedico questo libretto, nel quale ho accennato i principii in nome e per virtù dei quali voi compirete, volendo, la vostra missione in Italia: missione di progresso repubblicano per tutti e d’emancipazione per voi. Quei che per favore speciale di circostanze o d’ingegno, possono più facilmente addentrarsi nell’intelletto di quei principii, li spieghino, li commentino agli altri, coll’amore, col quale io pensava, scrivendo, a voi, ai vostri dolori, alle vostre vergini aspirazioni, alla nuova vita che — superata l’ingiusta ineguaglianza funesta alle facoltà vostre — infonderete nella Patria Italiana.

Io v’amai fin da’ miei primi anni. Gl’istinti repubblicani di mia madre m’insegnarono a cercare nel mio simile l’uomo, non il ricco o il potente; e l’inconscia semplice virtù paterna m’avvezzò ad ammirare, più che la boriosa atteggiata mezza-sapienza, la [p. vi modifica]tacita inavvertita virtù dì sagrificio ch’è spesso in voi. Più dopo, dalla nostra Storia raccolsi come la vera vita d’Italia sia vita di popolo; come il lavoro lento dei secoli abbia sempre inteso a preparare, di mezzo all’urto delle razze diverse e alle mutazioni superficiali e passaggere delle usurpazioni e delle conquiste, la grande Unità democratica Nazionale. E allora, trenta anni addietro, mi diedi a voi.

Io vidi che la Patria, la Patria Una, d’eguali e di liberi, non escirebbe da una aristocrazia che tra noi non ebbe mai vita collettiva ed iniziatrice, nè dalla Monarchia che s’insinuò, nel XVI secolo, sull’orme dello straniero e senza missione propria, fra noi, senza pensiero d’Unità o d’emancipazione; ma solamente dal popolo d’Italia, — e lo dissi. Vidi, che a voi bisognava sottrarsi al giogo del salario e fare a poco a poco, colla libera associazione, padrone il Lavoro del suolo e dei capitali d’Italia — e, prima che il socialismo delle sette francesi venisse a intorbidar la quistione, lo dissi. Vidi che l’Italia, quale l’anime nostre la presentono, non sarebbe se non quando una Legge Morale, riconosciuta e superiore a tutti quei che si collocano intermediari fra Dio e il Popolo, avrebbe rovesciato la base d’ogni autorità tirannica, il Papato — e lo dissi. Nè mai per pazze accuse e calunnie e derisioni che mi si gettassero, tradii voi e la causa vostra, nè disertai la bandiera dell’avvenire, [p. vii modifica]quand’anche voi stessi, travolti da insegnamenti d’uomini più che credenti, idolatri, m’abbandonaste per chi, dopo aver trafficato sul vostro sangue, torceva il suo sguardo da voi. La vigorosa sincera stretta di mano d’alcuni dei migliori tra voi, figlie e figli del popolo, mi consolò dell’abbandono altrui e di molte acerbissime delusioni versate sull’anima mia da uomini ch’io pure amava e che avevano professato d’amarmi. M’avanzano pochi anni di vita, ma il patto stretto da quei pochi con me non sarà violato per cosa che avvenga sino al mio ultimo giorno; e forse gli sopravviverà.

Pensate a me com’io penso a voi. Affratelliamoci nell’affetto alla Patria. In voi segnatamente sta l’elemento del suo avvenire. Ma questo avvenire della Patria e vostro, voi non lo fonderete se non liberandovi da due piaghe che oggi pur troppo, spero per breve tempo, contaminano le classi più agiate e minacciano di sviare il progresso Italiano: il Macchiavellismo e il Materialismo. Il primo, travestimento meschino della scienza d’un Grande infelice, v’allontana dall’amore e dall’adorazione schietta e lealmente audace della Verità: il secondo vi trascina inevitabilmente, col culto degli interessi, all’egoismo ed all’anarchia.

Voi dovete adorar Dio per sottrarvi all’arbitrio e alla prepotenza degli uomini. E nella guerra che si combatte nel mondo tra il Bene e il Male, dovete dare [p. viii modifica]il vostro nome alla bandiera del Bene e avversare, senza tregua, il Male, respingendo ogni dubbia insegna, ogni transazione codarda, ogni ipocrisia di capi che cercano maneggiarsi fra i due; sulla via del primo, voi m’avrete, finch’io vivo, compagno.

E perchè quelle due Menzogne vi sono spesso affacciate con apparenze seduttrici e con un fascino di speranze che solo il culto di Dio e della Verità può tradurre in fatti per voi, ho creduto debito di scrivere, a premunirvi, questo libretto. Io v’amo troppo per adulare alle vostre passioni o accarezzare i sogni dorati coi quali altri tenta ottenere favore da voi. La mia voce può apparirvi severa e troppo insistente a insegnarvi la necessità del sagrificio e della virtù per altrui. Ma io so, e voi, buoni e non guasti da una falsa scienza o dalla ricchezza, intenderete fra breve, che ogni vostro diritto non può essere frutto che d’un dovere compito.

Addio. Abbiatemi ora e sempre vostro fratello

Aprile 23-1860.

Giuseppe Mazzini.