Dopo le nozze/Il matrimonio del ceto medio
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Il matrimonio del povero | Il matrimonio del ricco | ► |
IL MATRIMONIO NEL CETO MEDIO
Un grande poeta dei tempi passati ha chiamato aurea la mediocrità, ma io farei le mie riserve trattandosi di classi sociali, ove il ceto medio non ha sempre i maggiori vantaggi.
È appunto in questa classe di persone che vi sono le più grandi aspirazioni e i più smodati desiderii; nel ceto medio troviamo appunto una quantità di malcontenti, di spostati e d’infelici; cominciando dal povero impiegato che meno retribuito dell’operaio ha maggiori bisogni, fino al ricco negoziante che dovrebbe essere felice perchè non ha pensieri per sopperire alle molteplici necessità dell’esistenza, non mancandogli nemmeno il superfluo, ed è invece irrequieto ad infelice perchè agogna alle immense ricchezze che vede sempre intorno a lui e vorrebbe raggiungere.
È nella classe media che tutti lottano per salire più in alto, tutti mirano la cima della scala e per arrivarvi strisciano, s’arrampicano, s’arrabattono, e spesse volte fanno come il naufrago, che più si dibatte per salvarsi più si sprofonda negli abissi. Nel ceto medio troviamo appunto delle buonissime e simpatiche ragazze che rimangono zitelle per mancanza di dote, e i giovani che vanno invece in cerca di doti per migliorare la loro posizione e si spaventano del matrimonio se questo non deve essere per essi un affare lucroso.
Da una parte non hanno tutti i torti, perchè se essi possono tirare innanzi alla meglio senza soffrire, non si possono permettere il lusso d’aver moglie se anch’essa non porta qualche cosa da aggiungere a ciò che possiedono. Perchè la moglie nel ceto medio è proprio una cosa di lusso, specialmente coll’educazione frivola che vi ricevono le ragazze. Appunto per la smania di guardar sempre più in alto, nell’educare le fanciulle si prende esempio dai più ricchi, e così si cerca che figurino in società, che conoscano alcune lingue straniere, che sappiano suonare il piano-forte, e si mettono fuori di strada. Se invece guardassero più basso e prendessero esempio dal popolo e le avvezzassero a condurre una vita operosa senza metter loro tanti grilli pel capo, non sarebbero uno spauracchio per gli uomini. Quando una donna non è ricca deve almeno essere esperta in tutte le faccende di casa, e conoscere l’arte difficilissima di far molto con poco.
Lo studio di conservare quello che si possiede, di non spendere mai un soldo che sia inutile, quel badare alle piccole economie e tener in casa e nel proprio borsellino un perfetto ordine, vale assai più per una donna, che sapere alla perfezione parecchie lingue straniere e nella vita pratica le riescirà certo molto più utile che conoscere una scienza o un’arte di puro diletto. Queste donne sono rare come le mosche bianche ma fortunatamente ce n’è, e formano la vera felicità dei loro mariti ed ho sentito spesse volte dire da alcuno di questi esseri fortunati:
“Mia moglie sa far le cose tanto per bene che quasi spendo meno ora che siamo in due di quando ero scapolo.”
Ma per ottenere questo scopo una donna deve avere l’eroismo di non lasciarsi vincere dalla tentazione che la chiamerebbe ai piaceri esteriori, deve fare la sua casa il centro delle sue aspirazioni, deve in generale aver tanta forza da fuggire le società dove le persone più ricche vanno a far sfoggio delle loro vesti e della loro vanità. Oppure se la sua posizione sociale la obbliga a frequentare una società più elevata deve aver il coraggio di andarvi modestamente contentandosi di starsene piuttosto nell’ombra, non gravare per questo il suo bilancio di spese inutili, abbandonare l’idea di gareggiare con chi ha maggiori mezzi di lei, e sarà certo più stimata con gran vantaggio della sua pace domestica.
In questa classe più che nelle altre si può dire che gli estremi si toccano, è qui che si trovano le famiglie più tranquille e le più disordinate. Da un lato spese pazze, debiti, miseria in guanti bianchi, discordie in famiglia, disordine e confusione. Dall’altro l’ordine, la pace e la tranquillità, dovuti all’abnegazione, al senno, all’abilità della donna.
Ci sono delle famiglie di artisti, letterati, dottori, negozianti nelle quali ogni cosa è diretta dalla moglie con cure intelligenti: essa pensa a tutto, sa spendere il denaro che le dà il marito, con tanto discernimento che sembra si moltiplichi nelle sue mani. Tiene per sè tutte le piccole noie della famiglia per non distogliere il marito dagli affari, qualche volta lo aiuta e riserba per sè il lavoro più uggioso e materiale. Se sapeste quante donne furono in questo modo compagne affettuose e collaboratrici intelligenti dei lavori del marito, non aspirando mai alla gloria, paghe soltanto d’una carezza o d’un sorriso del loro compagno.
Se le case avessero le pareti di cristallo, oltre a delle vere furie in gonnella capaci di gettare lo scompiglio in una casa, si potrebbe vedere altre donne che sono veri tesori per la loro famiglia.
Ecco perchè vorrei che le mamme, appunto nella classe media dove ci sono maggiori bisogni e minori vantaggi, invece di avvezzare le fanciulle in un semi ozio, le avvezzassero ad una vita operosa, sicchè oltre al potersi occupar bene della loro casa avessero anche qualche abilità atta a procurar loro da vivere: sarebbe un tesoro per le loro figlie: gli uomini non avrebbero alcun timore di farne le loro compagne per tutta la vita.
Naturalmente, la donna deve crearsi quelle occupazioni che non richiedono l’abbandono del tetto domestico, ma potrebbe benissimo procurare alla famiglia un po’ d’agiatezza e occupare utilmente il tempo che i ricchi sciupano in feste e divertimenti; e poi anche non trovando marito una donna che si può concedere le gioie del lavoro potrà essere ugualmente felice; perchè il lavoro è un compagno fedele che fa passare le giornate rapidamente, ci rende indipendenti; e lui solo ci può dare tutte quelle gioie che ci vengono negate dalla famiglia.