Discorso sul testo della Commedia di Dante/XIV
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XIV. E tutto ciò s’accorda anche con quanto disse il Salviati; — nè per andare raffrontando le due antiche edizioni, e la nuova, trovo ch’egli abbialo ricavato o da memorie di libri o d’archivj, o da tradizioni o argomenti, o da una unica congettura; bensì per l’ispirata infallibilità ch’egli arrogavasi, e gli è tuttavia permessa da molti, il Salviati disse: «Negli anni mille trecenventuno anch’egli insieme fu con la vita finito dall’autore»1. Quell’egli è il Poema; e l’equivoco del pronome della persona assegnato alla cosa è una delle grazie autorevoli del principe de’ grammatici. Nè io noterò l’editore d’irriverenza, se nel citare il passo si provò di tradurlo dal Fiorentino, e rifece — Il poema di Dante nell’anno mille trecento vent’uno fu dall’autore con la vita finito2 — bensì mi duole ch’ei si riporti al libro secondo degli Avvertimenti della lingua italiana, senza avvedersi che il Salviati non sapeva nè voleva sapere che lingua Italiana vi fosse o potesse esservi mai; però scrisse que’ volumi d’Avvertimenti sopra la lingua del Decamerone a provare che il modello d’ogni eloquenza e tutto il tesoro di questa lingua sta nel purissimo volgare de’ Fiorentini. E mi duole ancor più che un industrioso e dotto scrittore s’ajuti fin anche di quella novella del Salviati senza avvedersi, che quand’anche la fosse storia, un poema finito appunto quando l’autore moriva in Ravenna, non poteva essere trascritto tutto nel tempo ch’ei dimorava in Friuli.
Note
- ↑ Avvertimenti della lingua sopra il Decamerone. Vol. I, pag. 197, ediz. Milari.
- ↑ «Finito? e dopo lunghissimi andirivieni a provarlo finito, quest’Editore Barloliniano nelle postile (vedi Purgatorio, XVII, v.27) lascia pensare a’ lettori quale di due varianti l’autore avrebbe anteposto, se avesse dato l’ultima mano al suo manoscritto. — Ma non di’ tu ch’ei lo haveva fatto ricopiare pulitamente in Udine per bello e finilo?» — Aggiunta ms. del Foscolo in una copia, interfogliata o annotata dall’Autore, di questo Discorso, ediz. Pickering, 1825 esistente nella biblioteca dell’Accademia Labronica di Livorno.
(L’ Ed. fior.)