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146 discorso sul testo del poema di dante

nel 1314, e sempre in que’ luoghi, finchè Cane della Scala, avendoli rotti a morte presso Feltre su quel del Friuli, Dante sperò che la lega de’ ghibellini avrebbe predominato sino a Monte Feltro negli ultimi confini della Romagna. E però, da che l’eruditissimo illustratore del codice, emulando il creatore dell’Odissea,

                                   ex fumo dare lucem
Cogitat ut speciosa dehinc miracula promat,


ei poteva da’ pellegrinaggi di Dante desumere un mondo di meraviglie. Le date ch’ei ricava dalle allusioni nel Purgatorio ci mostrano, tutt’al più, che in due anni venisse fatta al poeta la meno breve e la più malagevole parte del suo grande lavoro. Ma se la composizione progressiva, e i numeri de’ versi, canti e cantiche sono da ordinarsi secondo la cronologia degli avvenimenti di que’ tempi, perchè non vorremmo noi credere che Dante cominciasse il poema nel decembre del 1318? Allora Cane della Scala, subito dopo la vittoria di Feltre, fu eletto capitano della lega ghibellina; e quella nuova sua dignità, e il verso


E sua nazion sarà tra Feltro e Feltro,


si leggono nel primo Canto dell’Inferno evidentissimi, e spettano negli annali d’Italia al 1318 e 1319. Quindi n’escirebbero due miracoli: l’uno, de’ cento canti composti in men di due anni; l’altro, della città d’Udine ispiratrice divina della Divina Commedia. E questa città d’Udine pare abbia il privilegio d’essere miracolosissima ne’ codici antichi; e però quando venne in forza de’ Veneziani, gli Storici gravi della Repubblica affermano che vi trovarono «li Evangelj scritti in lingua latina di propria mano di San Marco»1. Se non che all’editore basta la meraviglia d’un codice uscito d’un palazzo patriarcale, scritto — e questo il dottissimo editore lo afferma — in Friuli al tempo di Dante — pochi mesi o giorni per avventura innanzi che egli andasse a morire in Ravenna.

XIV. E tutto ciò s’accorda anche con quanto disse il Salviati; — nè per andare raffrontando le due antiche edizioni, e la nuova, trovo ch’egli abbialo ricavato o da memorie di libri o d’archivj, o da tradizioni o argomenti, o da una unica congettura; bensì per l’ispirata infallibilità ch’egli arrogavasi, e gli è tuttavia permessa da molti, il Salviati disse: «Negli anni mille trecenventuno anch’egli insieme fu con la vita finito



  1. Paolo Morosini, Hist. di Venezia, lib. XVIII. Doglioni, Hist. Veneziana, lib. VI. — Verdizzotti, Fatti Veneti, lib. XVIII  1
    1. Vedi più sotto al § CII