Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1824)/Libro primo/Capitolo 35

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CAPITOLO XXXV


La cagione, perchè in Roma la creazione del Decemvirato fu nociva alla libertà di quella Repubblica, non ostante che fusse creato per suffragj pubblici e liberi.


E’ pare contrario a quel che di sopra è discorso, che quella autorità, che si occupa con violenza, non quella ch’è data con gli suffragj nuoce alle Repubbliche, la elezione de’ Dieci cittadini creati dal Popolo romano per fare le leggi in Roma, i quali ne diventarono col tempo Tiranni, e senz’alcun rispetto occuparono la libertà di quella. Dove si debbe considerare i modi del dare l’autorità, e il tempo perchè la si dà. E quando e’ si dia autorità libera, col tempo lungo, chiamando il tempo lungo un anno o più, sempre fia pericolosa, e farà gli effetti o buoni o tristi, secondo che sieno tristi, o buoni coloro, a chi la sarà data. E se si considera l’autorità che ebbero i Dieci, e quella che avevano i Dittatori, si vedrà senza comparazione quella de’ Dieci maggiore. Perchè creato il Dittatore, rimanevano i Tribuni, i Consoli, il Senato con la loro autorità, nè il Dittatore la poteva torre loro, e s’egli avesse potuto privare uno del Consolato, uno del Senato, ei non poteva annullare l’ordine Senatorio, e fare nuove leggi. In modo che il Senato, i Consoli e i Tribuni, [p. 128 modifica]restando con l’autorità loro, venivano ad essere come sua guardia a farlo non uscire della via diritta. Ma nella creazione de’ Dieci occorse tutto il contrario; perchè egli annullarono i Consoli e i Tribuni, dettono loro autorità di far leggi, ed ogni altra cosa come il Popolo romano. Talchè trovandosi soli, senza Consoli, senza Tribuni, senza appellazione al Popolo, e per questo non venendo ad avere chi gli osservasse, ei poterono il secondo anno, mossi dall’ambizione d’Appio, diventare insolenti. E per questo si debbe notare, che quando e’ si è detto che un’autorità data da’ suffragj liberi, non offese mai alcuna Repubblica, si presuppone che un Popolo non sì conduca mai a darla, se non con le debite circostanze, e ne’ debiti tempi: ma quando, o per essere ingannato, o per qualche altra cagione che lo accecasse, e’ si conducesse a darla imprudentemente, e nel modo che ’l Popolo romano la dette a’ Dieci, gl’interverria sempre come a quello. Questo si prova facilmente, considerando quali cagioni mantenessero i Dittatori buoni, e quali facessero i Dieci cattivi; e considerando ancora come hanno fatto quelle Repubbliche, che sono state tenute bene ordinate nel dare l’autorità per lungo tempo, come davano gli Spartani agli loro Re, e come danno i Viniziani ai loro Duci; perchè si vedrà all’uno e all’altro modo di costoro essere poste guardie, che facevano che i Re non potevano usare male quella autorità. Nè giova in questo caso, che la materia non sia corrotta; [p. 129 modifica] perchè un’ autorità assoluta in brevissimo tempo corrompe la materia, e si fa amici e partigiani. Nè gli nuoce o esser povero, o non avere parenti; perchè le ricchezze, e ogni altro favore subito gli corre dietro, come particolarmente nella creazione de’ detti Dieci discorreremo.