Dialoghi con Leucò/I due
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I due
Superfluo rifare Omero. Noi abbiamo voluto semplicemente riferire un colloquio che ebbe luogo la vigilia della morte di Patroclo.
(Parlano Achille e Patroclo). achille Patroclo, perché noi uomini diciamo sempre per farci coraggio: «Ne ho viste di peggio» quando dovremmo dire: «Il peggio verrà. Verrà un giorno che saremo cadaveri»?
patroclo Achille, non ti conosco piú.
achille Ma io si ti conosco. Non basta un po’ di vino per uccidere Patroclo. Stasera so che dopotutto non c’è differenza tra noialtri e gli uomini vili. Per tutti c’è un peggio. E questo peggio vien per ultimo, viene dopo ogni cosa, e ti tappa la bocca come un pugno di terra. È sempre bello ricordarsi: «Ho visto questo, ho patito quest’altro» — ma non è iniquo che proprio la cosa piú dura non la potremo ricordare?
patroclo Almeno, uno di noi la potrà ricordare per l’altro. Speriamolo. Cosí giocheremo il destino.
achille Per questo, la notte, si beve. Hai mai pensato che un bambino non beve, perché per lui non esiste la morte? Tu, Patroclo, hai bevuto da ragazzo?
patroclo Non ho mai fatto nulla che non fosse con te e come te.
achille Voglio dire, quando stavamo sempre insieme e giocavamo e cacciavamo, e la giornata era breve ma gli anni non passavano mai, tu sapevi cos’era la morte, la tua morte? Perché da ragazzi si uccide, ma non si sa cos’è la morte. Poi viene il giorno che d’un tratto si capisce, si è dentro la morte, e da allora si è uomini fatti. Si combatte e si gioca, si beve, si passa la notte impazienti. Ma hai mai veduto un ragazzo ubriaco?
patroclo Mi chiedo quando fu la prima volta. Non lo so. Non ricordo. Mi pare di aver sempre bevuto, e ignorato la morte.
achille Tu sei come un ragazzo, Patroclo.
patroclo Chiedilo ai tuoi nemici, Achille.
achille Lo farò. Ma la morte per te non esiste. E non è buon guerriero chi non teme la morte.
patroclo Pure bevo con te, questa notte.
achille E non hai ricordi, Patroclo? Non dici mai: «Quest’ho fatto. Quest’ho veduto» chiedendoti che cos’hai fatto veramente, che cos’è stata la tua vita, cos’è che hai lasciato di te sulla terra e nel mare? A che serve passare dei giorni se non si ricordano?
patroclo Quand’eravamo due ragazzi, Achille, niente ricordavamo. Ci bastava essere insieme tutto il tempo.
achille Io mi chiedo se ancora qualcuno in Tessaglia si ricorda d’allora. E quando da questa guerra torneranno i compagni laggiú, chi passerà su quelle strade, chi saprà che una volta ci fummo anche noi — ed eravamo due ragazzi come adesso ce n’è certo degli altri. Lo sapranno i ragazzi che crescono adesso, che cosa li attende?
patroclo Non ci si pensa, da ragazzi.
achille Ci sono giorni che dovranno ancora nascere e noi non vedremo.
patroclo Non ne abbiamo veduti già molti?
achille No, Patroclo, non molti. Verrà il giorno che saremo cadaveri. Che avremo tappata la bocca con un pugno di terra. E nemmeno sapremo quel che abbiamo veduto.
patroclo Non serve pensarci.
achille Non si può non pensarci. Da ragazzi si è come immortali, si guarda e si ride. Non si sa quello che costa. Non si sa la fatica e il rimpianto. Si combatte per gioco e ci si butta a terra morti. Poi si ride e si toma a giocare.
patroclo Noi abbiamo altri giochi. Il letto e il bottino. I nemici. £ questo bere di stanotte. Achille, quando torneremo in campo?
achille Torneremo, sta’ certo. Un destino ci aspetta. Quando vedrai le navi in fiamme, sarà l’ora.
patroclo A questo punto?
achille Perché? ti spaventa? Non ne hai viste di peggio?
patroclo Mi mette la smania. Siamo qui per finirla. Magari domani.
achille Non aver fretta, Patroclo. Lascia dire «domani» agli dèi. Solamente per loro quel che è stato sarà.
patroclo Ma vederne di peggio dipende da noi. Fino all’ultimo. Bevi, Achille. Alla lancia e allo scudo. Quel che è stato sarà ancora. Torneremo a rischiare.
achille Bevo ai mortali e agli immortali, Patroclo. A mio padre e a mia madre. A quel che è stato, nel ricordo. E a noi due.
patroclo Tante cose ricordi?
achille Non piú che una donnetta o un pezzente. Anche loro son stati ragazzi.
patroclo Tu sei ricco, Achille, e per te la ricchezza è uno straccio che si butta. Tu solo puoi dire di esser come un pezzente. Tu che hai preso d’assalto lo scoglio del Ténedo, tu che hai spezzato la cintura dell’amazzone, e lottato con gli orsi sulla montagna. Quale altro bimbo la madre ha temprato nel fuoco come te? Tu sei spada e sei lancia, Achille.
achille Tranne nel fuoco, tu sei stato con me sempre.
patroclo Come l’ombra accompagna la nube. Come Teseo con Piritoo. Forse un giorno ti aspetta, Achille, che anche tu verrai nell’Ade a liberarmi. E vedremo anche questa.
achille Meglio quel tempo che non c’era l’Ade. Allora andavamo tra boschi e torrenti e, lavato il sudore, eravamo ragazzi. Allora ogni gesto, ogni cenno era un gioco. Eravamo ricordo e nessuno sapeva. Avevamo del coraggio? Non so. Non importa. So che sul monte del centauro era l’estate, era l’inverno, era tutta la vita. Eravamo immortali.
patroclo Ma poi venne il peggio. Venne il rischio e la morte. E allora noi fummo guerrieri.
achille Non si sfugge alla sorte. E non vidi mio figlio. Anche Deidamia è morta. Oh perché non rimasi sull’isola in mezzo alle donne?
patroclo Avresti poveri ricordi, Achille. Saresti un ragazzo. Meglio soffrire che non essere esistito.
achille Ma chi ti dice che la vita fosse questa?... Oh Patroclo, è questa. Dovevamo vedere il peggio.
patroclo Io domani esco in campo. Con te.
achille Non è ancora il mio giorno.
patroclo E allora andrò solo. E per farti vergogna prenderò la tua lancia.
achille Io non ero ancor nato, che abbatterono il frassino. Vorrei vedere la radura che ne resta.
patroclo Scendi in campo e la vedrai degna di te. Tanti nemici, tanti ceppi.
achille Le navi non ardono ancora.
patroclo Prenderò i tuoi schinieri e il tuo scudo. Sarai tu nel mio braccio. Nulla potrà sfiorarmi. Mi parrà di giocare.
achille Sei davvero il bambino che beve.
patroclo Quando correvi col centauro, Achille, non pensavi ai ricordi. E non eri piú immortale che stanotte.
achille Solamente gli dèi sanno il destino e vivono. Ma tu giochi al destino.
patroclo Bevi ancora con me. Poi domani, magari nell’Ade, diremo anche questa.