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i due | 67 |
patroclo Non serve pensarci.
achille Non si può non pensarci. Da ragazzi si è come immortali, si guarda e si ride. Non si sa quello che costa. Non si sa la fatica e il rimpianto. Si combatte per gioco e ci si butta a terra morti. Poi si ride e si toma a giocare.
patroclo Noi abbiamo altri giochi. Il letto e il bottino. I nemici. £ questo bere di stanotte. Achille, quando torneremo in campo?
achille Torneremo, sta’ certo. Un destino ci aspetta. Quando vedrai le navi in fiamme, sarà l’ora.
patroclo A questo punto?
achille Perché? ti spaventa? Non ne hai viste di peggio?
patroclo Mi mette la smania. Siamo qui per finirla. Magari domani.
achille Non aver fretta, Patroclo. Lascia dire «domani» agli dèi. Solamente per loro quel che è stato sarà.
patroclo Ma vederne di peggio dipende da noi. Fino all’ultimo. Bevi, Achille. Alla lancia e allo scudo. Quel che è stato sarà ancora. Torneremo a rischiare.
achille Bevo ai mortali e agli immortali, Patroclo. A mio padre e a mia madre. A quel che è stato, nel ricordo. E a noi due.
patroclo Tante cose ricordi?
achille Non piú che una donnetta o un pezzente. Anche loro son stati ragazzi.
patroclo Tu sei ricco, Achille, e per te la ricchezza è uno straccio che si butta. Tu solo puoi dire di esser come un pezzente. Tu che hai preso d’assalto lo scoglio del Ténedo, tu che hai spezzato la cintura dell’amazzone, e lottato con gli orsi sulla montagna. Quale altro bimbo la madre ha temprato nel fuoco come te? Tu sei spada e sei lancia, Achille.