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66 | dialoghi con leucò |
morte. Poi viene il giorno che d’un tratto si capisce, si è dentro la morte, e da allora si è uomini fatti. Si combatte e si gioca, si beve, si passa la notte impazienti. Ma hai mai veduto un ragazzo ubriaco?
patroclo Mi chiedo quando fu la prima volta. Non lo so. Non ricordo. Mi pare di aver sempre bevuto, e ignorato la morte.
achille Tu sei come un ragazzo, Patroclo.
patroclo Chiedilo ai tuoi nemici, Achille.
achille Lo farò. Ma la morte per te non esiste. E non è buon guerriero chi non teme la morte.
patroclo Pure bevo con te, questa notte.
achille E non hai ricordi, Patroclo? Non dici mai: «Quest’ho fatto. Quest’ho veduto» chiedendoti che cos’hai fatto veramente, che cos’è stata la tua vita, cos’è che hai lasciato di te sulla terra e nel mare? A che serve passare dei giorni se non si ricordano?
patroclo Quand’eravamo due ragazzi, Achille, niente ricordavamo. Ci bastava essere insieme tutto il tempo.
achille Io mi chiedo se ancora qualcuno in Tessaglia si ricorda d’allora. E quando da questa guerra torneranno i compagni laggiú, chi passerà su quelle strade, chi saprà che una volta ci fummo anche noi — ed eravamo due ragazzi come adesso ce n’è certo degli altri. Lo sapranno i ragazzi che crescono adesso, che cosa li attende?
patroclo Non ci si pensa, da ragazzi.
achille Ci sono giorni che dovranno ancora nascere e noi non vedremo.
patroclo Non ne abbiamo veduti già molti?
achille No, Patroclo, non molti. Verrà il giorno che saremo cadaveri. Che avremo tappata la bocca con un pugno di terra. E nemmeno sapremo quel che abbiamo veduto.