Dialoghi con Leucò/Gli uomini
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Gli uomini
Di Cratos e Bia — il Potere e la Forza — dice Esiodo che «la casa non è lontana da Zeus», in premio dell’aiuto che gli diedero nella lotta contro i Titani. Tutti sanno della fuga di Zeus e dei molti suoi casi.
(Parlano Cratos e Bia).
cratos Se n’è andato e cammina tra gli uomini. Prende la strada delle valli, e si sofferma tra le vigne o in riva al mare. Qualche volta si spinge fino alle porte di una città. Nessuno direbbe che è Padre e Signore. Mi chiedo a volte cosa vuole, cosa cerca. Dopo che tanto si è lottato per dargli il mondo — le campagne, le vette e le nubi — nelle mani. Potrebbe sedere quassú indisturbato. Nossignore. Cammina.
bia Che c’è di strano? Chi è signore si scapriccia.
cratos Lontano dal monte e da noi, lo capisci? E deve a noialtri, servi suoi, se è signore. S’accontenti che il mondo lo teme e lo prega. Che gli fanno quei piccoli uomini?
bia Sono parte del mondo anche loro, mio caro.
cratos Non so, qualcosa non è piú com’era prima. Nostra madre lo disse: «Verrà come la bufera, e le stagioni cambieranno». Questo figlio del Monte che comanda col cenno, non è piú come i vecchi signori — la Notte, la Terra, il vecchio Cielo o il Caos. Si direbbe che il mondo è diviso. Un tempo le cose accadevano. Di ogni cosa veniva la fine, ed era un tutto che viveva. Adesso invece c’è una legge e c’è una mente. Lui s’è fatto immortale e con lui noi suoi servi. Anche i piccoli uomini pensano a noi; sanno che devono morire e ci contemplano. E fin qui li capisco, è per questo che abbiamo combattuto i Titani. Ma che lui, il celeste che sopra il Monte ci promise questi doni, lasci le vette e se ne vada a scapricciarsi ogni momento e farsi uomo tra gli uomini, a me non piace. E a te, sorella?
bia Non sarebbe signore se la legge che ha fatto non potesse interromperla. Ma l’interrompe poi davvero?
cratos Non lo capisco, questo è il fatto. Quando noi ci buttammo sui monti, lui sorrideva come avesse già vinto. Combatteva con cenni e con brevi parole. Non disse mai di esser sdegnato; il suo nemico era già a terra e lui ancora sorrideva. Schiacciò cosí Titani e uomini. Allora mi piacque; non ebbe pietà. E sorrise cosí un’altra volta: quando pensò di dare agli uomini la donna, la Pandora, per punirli del furto del fuoco. Com’è possibile che adesso si compiaccia di vigne e città?
bia Forse la donna, la Pandora, non è solo un malanno. Perché non vuoi che si compiaccia di costei, se fu un suo dono?
cratos Ma tu sai cosa sono gli uomini? Miserabili cose che dovranno morire, piú miserabili dei vermi o delle foglie dell’altr’anno che son morti ignorandolo. Loro invece lo sanno e lo dicono, e non smettono mai d’invocarci, di volerci strappare un favore o uno sguardo, di accenderci fuochi, proprio quei fuochi che han rubato dentro il cavo della canna. E con le donne, con le offerte, coi canti e le belle parole, hanno ottenuto che noialtri, gli immortali, che qualcuno di noi discendesse tra loro, li guardasse benigno, ne avesse figlioli. Capisci il calcolo, l’astuzia miserabile e sfrontata? Ti persuadi perché mi ci scaldo?
bia Lo disse la madre, e lo dici tu stesso, che il mondo è mutato. Non da oggi il Signore dei monti discende tra gli uomini. Dimentichi forse che visse nei tempi fuggiasco su un’isola del mare, e là morí e venne sepolto, come allora toccava agli dèi?
cratos Queste cose si sanno.
bia Ma non ne segue che il suo cenno sia scaduto. Sono invece scaduti i signori del Caos, quelli che un tempo hanno regnato senza legge. Prima l’uomo la belva e anche il sasso era dio. Tutto accadeva senza nome e senza legge. Ci voleva la fuga del dio, la grossa empietà del suo confino tra gli uomini quando ancora era bimbo e poppava alla capra, e poi la crescita sul monte tra le selve, le parole degli uomini e le leggi dei popoli, e il dolore la morte e il rimpianto, per fare del figlio di Crono il buon Giudice, la Mente immortale e inquieta. Tu credi di averlo aiutato a schiacciare i Titani? Se l’hai detto tu stesso: combatteva come avesse già vinto. Il bambino rinato divenne signore vivendo tra gli uomini.
cratos E sia pure. La legge valeva la pena. Ma perché insiste a ritornarci ora che è il re di tutti noi?
bia Fratello fratello, vuoi capirla che il mondo, se pure non è piú divino, proprio per questo è sempre nuovo e sempre ricco, per chi ci discende dal Monte? La parola dell’uomo, che sa di patire e si affanna e possiede la terra, rivela a chi l’ascolta meraviglie. Gli dèi giovani, venuti sui signori del Caos, tutti camminano la terra fra gli uomini. E se pure qualcuno conserva l’amore dei luoghi montani, delle grotte, dei cieli selvaggi, questo fanno perché adesso gli uomini sono giunti anche là e la loro voce ama violare quei silenzi.
cratos Passeggiasse soltanto, il figliolo di Crono. Ascoltasse e punisse, secondo la legge. Ma com’è che s’induce a godere e lasciarsi godere, com’è che ruba donne e figli a quei mortali?
bia Se tu ne avessi conosciuti, capiresti. Sono poveri vermi ma tutto fra loro è imprevisto e scoperta. Si conosce la bestia, si conosce l’iddio, ma nessuno, nemmeno noialtri, sappiamo il fondo di quei cuori. C’è persino, tra loro, chi osa mettersi contro il destino. Soltanto vivendo con loro e per loro si gusta il sapore del mondo.
cratos O delle donne, delle figlie di Pandora, quelle bestie?
bia Donne o bestie, è lo stesso. Cosa credi di dire? Sono il frutto piú ricco della vita mortale.
cratos Ma Zeus le accosta come bestia o come dio?
bia Sciocco, le accosta come uomo. È tutto qui.