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(Parlano Cratos e Bia).

cratos   Se n’è andato e cammina tra gli uomini. Prende la strada delle valli, e si sofferma tra le vigne o in riva al mare. Qualche volta si spinge fino alle porte di una città. Nessuno direbbe che è Padre e Signore. Mi chiedo a volte cosa vuole, cosa cerca. Dopo che tanto si è lottato per dargli il mondo — le campagne, le vette e le nubi — nelle mani. Potrebbe sedere quassú indisturbato. Nossignore. Cammina.

bia   Che c’è di strano? Chi è signore si scapriccia.

cratos   Lontano dal monte e da noi, lo capisci? E deve a noialtri, servi suoi, se è signore. S’accontenti che il mondo lo teme e lo prega. Che gli fanno quei piccoli uomini?

bia   Sono parte del mondo anche loro, mio caro.

cratos   Non so, qualcosa non è piú com’era prima. Nostra madre lo disse: «Verrà come la bufera, e le stagioni cambieranno». Questo figlio del Monte che comanda col cenno, non è piú come i vecchi signori — la Notte, la Terra, il vecchio Cielo o il Caos. Si direbbe che il mondo è diviso. Un tempo le cose accadevano. Di ogni cosa veniva la fine, ed era un tutto che viveva. Adesso invece c’è una legge e c’è una mente. Lui s’è fatto immortale e con lui noi suoi servi. Anche i piccoli uomini pensano a noi; sanno che devono morire e ci contemplano. E fin qui li capisco, è per questo che abbiamo combattuto i Titani. Ma che lui, il celeste che sopra il Monte ci promise questi do-