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164 | dialoghi con leucò |
ni, lasci le vette e se ne vada a scapricciarsi ogni momento e farsi uomo tra gli uomini, a me non piace. E a te, sorella?
bia Non sarebbe signore se la legge che ha fatto non potesse interromperla. Ma l’interrompe poi davvero?
cratos Non lo capisco, questo è il fatto. Quando noi ci buttammo sui monti, lui sorrideva come avesse già vinto. Combatteva con cenni e con brevi parole. Non disse mai di esser sdegnato; il suo nemico era già a terra e lui ancora sorrideva. Schiacciò cosí Titani e uomini. Allora mi piacque; non ebbe pietà. E sorrise cosí un’altra volta: quando pensò di dare agli uomini la donna, la Pandora, per punirli del furto del fuoco. Com’è possibile che adesso si compiaccia di vigne e città?
bia Forse la donna, la Pandora, non è solo un malanno. Perché non vuoi che si compiaccia di costei, se fu un suo dono?
cratos Ma tu sai cosa sono gli uomini? Miserabili cose che dovranno morire, piú miserabili dei vermi o delle foglie dell’altr’anno che son morti ignorandolo. Loro invece lo sanno e lo dicono, e non smettono mai d’invocarci, di volerci strappare un favore o uno sguardo, di accenderci fuochi, proprio quei fuochi che han rubato dentro il cavo della canna. E con le donne, con le offerte, coi canti e le belle parole, hanno ottenuto che noialtri, gli immortali, che qualcuno di noi discendesse tra loro, li guardasse benigno, ne avesse figlioli. Capisci il calcolo, l’astuzia miserabile e sfrontata? Ti persuadi perché mi ci scaldo?
bia Lo disse la madre, e lo dici tu stesso, che il mondo è mutato. Non da oggi il Signore dei monti discende tra gli uomini. Dimentichi forse che visse nei tempi fuggiasco su un’isola del mare, e là morí e venne sepolto, come allora toccava agli dèi?