Delle Antiche carceri di Firenze denominate delle Stinche/Parte prima/Capitolo IV
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Parte prima - Capitolo III | Parte prima - Capitolo V | ► |
CAPITOLO IV.
Per quello che spetta alla forma esterna di questa Fabbrica, era, come abbiamo accennato, di un’Isola quadrilatera; e le quattro muraglie, costruite di pietra forte, secondo la rozza ma robusta maniera di quei tempi, davano a quell’edifizio un aspetto disaggradevole e tetro, che faceva a prima vista conoscere qual fosse la sua destinazione.
L’inglese Howard, che verso la fine del passato secolo percorse l'Europa a solo oggetto di visitare le Carceri e gli Spedali, essendosi portato ad osservare anche questa, giudicò le muraglie esterne troppo alte, e poco discoste dalle interne abitazioni per poter lasciar libera l’aria che vi si respirava. Nel resto trovò proprietà e buon ordine; spaziose camere, total separazione degli uomini dalle donne, infermerie comode, gran cortile e forti muraglie. I prigionieri non avevano ferri, e il loro cibo ordinario consisteva in quindici once di buon pane al giorno1.
Peraltro in questi ultimi tempi tanto il regime che il custodimento era stato notabilmente migliorato, quanto almeno lo potevano permettere le circostanze dei detenuti.
Il collocamento degli uomini nelle Prigioni che restavano al basso, e delle donne in quelle che restavano in alto, aveva avuto principio fino dal mese di Febbrajo del 17872.
La muraglia del lato a levante era quella stessa, che nel 1078 formò parte delle mura di Firenze, dette del secondo cerchio. Infatti dell’aver questa muraglia una grossezza il doppio maggiore delle altre, non può darsi una plausibil ragione, se non dicendo, che quel brano di muro esistesse già all’epoca della costruzione delle Carceri, e che ai Fiorentini facesse comodo l’approfittarsene per un tale edifizio. I nomi rimasti pur tuttavia di Via del Fosso alla strada contigua, e di S. Jacopo tra’ Fossi alla Chiesa vicina, indicano che di per là passasse un Fosso; e questo sappiamo di certo che radeva le mura della Città, andando a scaricarsi nell’Arno3.
Una seconda riprova che questa muraglia formasse parte delle mura antiche della Città di Firenze, può aversi dall’osservare che un altro brano di quelle mura istesse fu inserito nella Fabbrica della prossima Compagnia detta del Ceppo, e questo brano, che resta parallelo alla muraglia delle Stinche, può tuttora esaminarsi ocularmente, e far fede della nostra asserzione4.
Questa muraglia, grossa braccia 3, alta braccia 16 fino ad una risega della grossezza di un braccio, e dell’altezza di braccia 7, che faceva ammontare l’altezza totale a braccia 23, era costruita nella stessa guisa che le tre altre, di un forte calcistruzzo composto di calcina e pillore, e rivestita di pietre rettangolari non molto grandi. La sua lunghezza era di braccia 89, come quella di via del Palagio era di braccia 111, quella di via del Mercatino braccia 53, e l’altra di fianco a S. Simone braccia 105 ½. L’altezza totale di tutte e quattro era la stessa in ciascheduna, cioè braccia 23. Se non che nel lato principale, e precisamente ov’era la porticciuola, si alzava il muro per un breve tratto di estensione, a guisa di torre, e quivi l’altezza giungeva a braccia 31 ½. La grossezza delle tre muraglie poste a mezzogiorno, a occidente e a settentrione, era di un braccio e mezzo, e di tre braccia in quella a levante.
Sulle estremità, e precisamente presso agli angoli formati dalle muraglie di levante e di tramontana, di tramontana e di occidente, si vedevano in alto due armi di pietra, in forma di scudo, l’una delle quali, avente una croce di tutta la larghezza ed altezza del suo campo, rappresentava l’arme del Popolo di Firenze, mentre l’altra con in mezzo un Giglio era l’insegna della Fiorentina Repubblica.
Una piccola porticciuola5 situata quasi nel mezzo del lato principale, che guardava a tramontana, dava adito a queste Carceri. Sopra appunto l’architrave di quella, in un cartello di marmo bianco erano scolpite le parole
OPORTET
MISERERI
le quali esprimevano la filantropica massima, che “conviene esser misericordiosi„ verso gl’infelici, sebbene colpevoli.
Dalla maniera con cui era costruita questa piccola porta e dagli ornamenti appostivi si poteva con molta probabilità argomentare che l’epoca della sua costruzione rimontasse verso il 1600. Stavano ai lati della medesima due Medaglioni in pietra, che si dicono essere della Scuola di Giovan Bologna e che ora si conservano provvisoriamente nei RR. Magazzini, l’uno dei quali rappresenta in mezzo rilievo il busto della Madonna Addolorata, e questa è reputata opera piuttosto bella, l’altro il busto di Gesù Nazzareno.
Sopra la stessa porticciuola vedevasi una pittura dell’epoca già detta, cioè intorno al principio del secolo XVII, rappresentante un Preside in seggio, davanti al quale era stato condotto da due Manigoldi un reo, che stava quivi in ginocchio, e colle mani legate indietro sul dorso. Al di sopra di questa pittura, or distrutta, si vedevano in alto le solite armi, la Croce ed il Giglio, scolpite in pietra.
Una gran parte delle Fabbriche interne non può supporsi che siano quelle stesse che furono costruite sul bel principio unitamente alle esterne muraglie, poichè è molto probabile che coll’andar del tempo subissero dei cambiamenti. Infatti dal Diario di Francesco di Giovanni Vinattiere del Popolo di S. Pier Maggiore, pubblicato dal Manni, sappiamo che nei tumulti successi nella cacciata del perfido tiranno Gualtieri Duca d’Atene, (per la quale fu stabilito il Palio detto di S. Anna,) i Donati corsero tutti armati per la città di Firenze, gridando “Viva il Popolo„ e andarono alle Stinche, e messero il fuoco alla porta ed abbatteronla, e ruppero le prigioni, cosicchè tutti quelli che erano dentro rinchiusi n’usciron fuori; dopo la qual cosa il Popolo, saccheggiato tutto l’edifizio, lo diede in parte alle fiamme.
Appiè della muraglia posta a mezzogiorno, esisteva il Lavatojo detto di S. Simone, il quale si estendeva in lunghezza quasi quanto la muraglia medesima. E siccome l’anno 1428 furono distrutte per ordine della Signoria più e diverse case appartenenti alla Chiesa di S. Simone, ed esistenti fra il muro delle Stinche a mezzogiorno e la Chiesa or nominata6, sembra verisimile che intorno all’epoca suddetta fosse fatto quel Lavatojo, che già apparteneva all’Arte della Lana, e che era stato costruito all’oggetto di servire agli usi dell’Arte medesima.
Note
- ↑ Lastri l’Osservator Fiorentino, Vol. V. Firenze 1821. pag. 139.
- ↑ Guide de Florence et de ses environs, Florence 1825, Vol. I, pag. 202.
- ↑ Borghini Vincenzio, Discorsi, Parte I. pag. 169. Firenze 1583. — Lami Giovanni, Antichità Toscane, pag. 354, — Firenze antica e moderna illustrata, Vol. I. pag. 288.
- ↑ Nell’Illustrazione del Partagio o Anfiteatro Fiorentino, dataci dal Manni, può osservarsi a pag. 3. la Pianta di quell’antico Edifizio, nella quale si vede un altro brano delle mura del secondo cerchio, il quale passava per di dietro alla Chiesa di S. Simone, e restava per conseguenza parallelo a questa muraglia delle Stinche.
- ↑ Nel Popolo Fiorentino v’è un antico dettato, che fa allusione a questo usciolo delle Stinche, e che dice
- Piccolo, tozzo, e tutto chiavistello.
- ↑ Richa Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine, vol. 1, pag. 246. — Landini Istoria della Ven. Compagnia della Misericordia all’Art. Chiesa di S. Simone.