Della moneta (1788)/Capitolo VIII
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CAP. VIII.
Non sono d’alcun vantaggio all’Erario le leggi, che vietano l’uso in commercio d’alcuna Moneta.
Si è visto talvolta proibire non solo le monete forestiere, ma anche le nazionali d’anterior data, sulla speranza che le possa comprare la Zecca a puro valor di metallo, e poi distribuire in vece monete assai inferiori, principalmente nella classe delle erose. Io non mi arresterò a discorrere di questo profitto, perchè non riescirà di tirare alla Zecca le monete buone bandite, che esciranno per la maggior parte dallo Stato, ovvero ciò riescendo non si sarà fatt’altro, che prender 10. per esempio dai sudditi, e restituire 8., il che vuol dire mettere una nuova imposizione, tanto più gravosa, quanto che, oltre al guadagno che vuol fare il Principe, ricade sopra i sudditi, e comunemente sopra i più poveri, tutta la spesa della nuova monetazione, spesa gravissima, trattandosi di monete erose.
Note
- ↑ Se le monete di basso titolo fossero le più, e quelle di titolo fino fossero le meno in commercio, allora il rifiuto nei tributi delle monete inferiori in cambio di far scemare il loro numerario nel corso della Piazza, farebbe che si dasse un agio per le monete di miglior titolo, le quali così sarebbero comprate da’ sudditi a un tanto per cento di più, di quello che le spenderebbero ne’ tributi; e così il risarcimento della Zecca non si farebbe, che per mezzo d’una nuova imposizione. Ma la proibizione stessa delle monete di titolo inferiore produrrebbe il medesimo effetto. Il fatto si è che non si può mai fonder monete in Zecca senza averci discapito, come mostrerò in appresso.