Della moneta (1788)/Capitolo III
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CAP. III.
Valore numerario della Moneta.
In una Nazione, ch’abbia i valori numerarj corrispondenti esattamente ai veri valori reciproci delle monete, fingiamo che il Principe con nuova tariffa muti i valori numerarj delle medesime. O saranno cambiati i numerarj di tutte le monete in giusta proporzione, o nò. Se saranno cambiati i numerarj proporzionalmente, talchè così stia il nuovo numerario, per esempio, dello scudo, al numerario antico, come il numerario nuovo del Luigi, dello Zecchino, e di tutte le altre monete, al numerario antico, allora le monete non avranno sofferta variazione alcuna ne’ loro valori reciproci, tanto fra di loro, quanto relativamente ai generi. Si cambierà colle medesime specie d’argento la medesima moneta d’oro. Si comprerà egualmente come prima un cappello con uno Zecchino, due pani colla stessa effettiva moneta di rame ec. solo saranno cambiati i valori numerarj di tutti i generi, e chi aveva mille lire di rendita non ne avrà, per esempio, che 950 ovvero 1050, e ciò che valeva prima una lira, ora si valuterà ventuno o diciannove soldi ec. L’influenza maggiore di un tal cambiamento sarà nei tributi che si danno al Principe, e negli stipendj ch’egli dispensa ai Sudditi, ogni qualvolta siano i medesimi fissati a ragion di valore numerario, e non in monete effettive. Perchè crescendo il numerario delle monete si pagheranno i tributi e gli stipendj con un minor numero di monete effettive, e così al rovescio. Ma se il Principe assegnerà un nuovo numerario alle monete che non sia proporzionale all’antico, cosicchè essendo prima valutato, per esempio, il luigi 24. lire, ed ogni scudo d’argento lire sei, si dia agli scudi il valore di lire sei e mezza, lasciando ai luigi il valore di lire 24., allora i negozianti non vorranno certamente dare un luigi e due lire in cambio di quattro scudi, e per quel genere, ch’era prima valutato sei lire e mezza, non vorranno contentarsi d’uno scudo. Pertanto accresceranno il numerario per tutti i generi dell’8 e per cento, e valuteranno pure il luigi a 26. lire, e non a 24. com’era prima. Avrà dunque il luigi due valori numerarj, uno di tariffa di lir. 24., e un altro, che dicesi abusivo, di lir. 26. e sarà ristituita la proporzione fralle monete nell’uso del commercio; e riguardo ai tributi del Principe, essi si pagheranno sempre con quelle monete che avranno in tariffa maggior valore numerario, onde la nuova tariffa non avrà alcun altro effetto2, che di avere introdotto un nuovo valore abusivo d’alcune monete, senza giammai alterarne i valori reali. Che se con leggi o pene severe si volesse impedire l’introduzione del numerario abusivo, allora escirebbero in breve dallo Stato tutte quelle monete, che avessero dalla nuova tariffa un numerario minore di quello che secondo le giuste proporzioni ad esse conviene. Vedesi chiaramente da quanto si è detto, che i veri valori delle monete niente dipendono dalle denominazioni che ne formano i valori numerarj. Ma l’uso di queste denominazioni, e i loro cambiamenti, e le leggi tutte relative ai valori numerarj delle monete, sebbene non possano giammai alterare i valori veri delle medesime, non sono però indifferenti allo Stato, cui arrecano gravissimi danni senza produrre alcun vantaggio nè alla Nazione, nè all’Erario, come vedrassi ne’ capi seguenti.
- ↑ È antica la distinzione de’ valori intrinseci ed estrinseci, ma non sempre a queste voci corrisposero le medesime idee. Per tal cagione il valore risultante dai rapporti delle monete con altre specie di monete o colle merci, io lo chiamerò sempre valor vero, o valore reale, e quello che si enunzia coi nomi di lire soldi e danari, o di simili monete ideali, lo chiamerò sempre valore numerario.
- ↑ Ciò si deve intendere riguardo alla valutazione delle monete, perchè gli effetti politici delle tariffe legali sono assai considerabili, e se ne parlerà a suo luogo.