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tal cagione distinti nella moneta due valori, uno chiamato intrinseco, consistente nei veri rapporti di quella moneta con le altre e coi generi, l’altro chiamato numerario, cioè di lire soldi e danari1. Lo stesso avvenne coi generi, de’ quali si poteva dire indifferentemente, che vagliono, per esempio, un fiorino effettivo, che vuol dire un dato peso d’oro monetato, e quattro, sei, otto ec. lire di numerario. Il grand’uso dei valori numerarj nelle operazioni del calcolo ha fatto, che nell’interno commercio e nei contratti si è preferito di valutar i generi pel numerario, all’uso di valutarli per le specie effettive di monete. Così i nomi di lire soldi e danari divennero la comune misura con cui si determinarono i valori relativi di tutte le monete, e di tutt’i generi. I Principi, che soli coniavano moneta, perchè il solo pubblico impronto poteva garantirne il peso ed il titolo, non fecero altro in principio, che mettere l’impronto di soldo ad una moneta, il cui valor vero fosse


duo-

  1. È antica la distinzione de’ valori intrinseci ed estrinseci, ma non sempre a queste voci corrisposero le medesime idee. Per tal cagione il valore risultante dai rapporti delle monete con altre specie di monete o colle merci, io lo chiamerò sempre valor vero, o valore reale, e quello che si enunzia coi nomi di lire soldi e danari, o di simili monete ideali, lo chiamerò sempre valore numerario.