Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro IV/CAPO IX
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO IX.
Che noi dobbiamo offerire noi stessi, ed ogni nostra cosa
a Dio, e per tutti pregare.
PAROLE DEL DISCEPOLO.
1. Signore, tutte le cose che sono in cielo, e quelle che in terra, son tue. Io desidero d’offerire a te in volontaria oblazione me stesso, e tuo rimanermi in eterno. Signore, ecco nella semplicità del mio cuore mi ti offerisco oggi in ischiavo perpetuo, in tuo servigio, ed in sacrifizio d’eterna lode. tu mi ricevi con questa santa oblazione del prezioso tuo corpo; la quale io fo oggi a te dinanzi agli Angeli, qui invisibilmente presenti, acciocchè ella sia a me, e a tutti i tuoi fedeli in salute.
2. Signore, eccoti i miei peccati e’ delitti, ch’io ho commesso davanti a te, e agli Angeli tuoi, dal dì ch’io potei la prima volta peccare, fino a quest’ora: io li pongo qui sul pacifico tuo altare, acciocchè tutti insieme gli abbruci, e gli strugga col fuoco della tua carità, e tutte quante le macchie cancelli de’ miei peccati, e la mia coscienza ripurghi d’ogni sua reità; rendami la tua grazia, la quale peccando io perdetti, concedendomi piena remissione di tutte le offese, e ricevendomi pietosamente al bacio della tua pace.
3. Or che posso io fare per gli miei peccati altro, che confessarli umilmente, sentirne dolore, e assiduamente pregarti, che tu mi vogli esser clemente? Io ti scongiuro adunque, e tu cortese m’ascolta; ch’io ti sto qui dinanzi, o mio Dio. Di tutti i miei peccati sommamente m’incresce; io non ne voglio per innanzi commetter mai più; anzi di essi mi doglio, e mentre che io viva, me ne dorrò, presto di farne la penitenza, e di dartene quella soddisfazione che per me si potrà. Rimettimi, o Signore, rimettimi i miei peccati, salva per lo santo tuo nome l’anima mia, la quale hai voluto ricomperare del prezioso tuo sangue. Ecco, ch’io m’abbandono alla tua misericordia, e alle tue mani commetto me stesso. Usa con me secondo la tua bontà, e non secondo la mia malizia e iniquità.
4. Io t’offero ancora ogni mio bene, quantunque e’ sieno pochi, e difettosi; acciocchè tu gli emendi e santifichi, ed abbiagli grati, e tu tegli renda accettevoli, e sempre a meglio li meni; e appresso a ciò, me vile e disutile vermicciuolo a beato e laudevol fine conduca.
5. T’offerisco anche tutti i pii desiderj delle persone divote, i bisogni de’ miei parenti, degli amici, de’ fratelli, delle sorelle, e di tutti coloro che io ho cari, e di quelli che o a me, o ad altri per tuo amore hanno fatto alcun bene; e di que’ che per sè, e per tutti i suoi desiderarono, e chiesero ch’io dovessi dir Messe, e far orazioni; o eglino ci vivano ancora nel corpo, o di questo secolo sieno passati; acciocchè essi tutti si sentano porgere l’ajuto della tua grazia, il favore della tua consolazione, la protezion da’ pericoli, la liberazion dalle pene; e che campati fuor d’ogni male, lieti del benefizio, infinite grazie ti rendano.
6. T’offerisco pure orazioni, e sacrifizi propiziatorj per coloro in modo speziale, che in alcuna cosa m’hanno offeso, contristato, o dileggiato, ed o nell’avere, o nella persona in guisa alcuna portatomi danno; e per coloro tutti ugualmente, i quali io avessi mai travagliato, nojato, gravato, o lor dato scandalo, o con parole, o con fatti, o ch’io il sappia, o pur nò; acciocchè a tutti noi parimente perdoni i peccati nostri, e le vicendevoli offese. Togli via, o Signore, da’ nostri cuori qualunque sospetto, indegnazione, cruccio, o querela; e tutto ciò che può ferire la carità, e della fraterna dilezione scemare. Concedine per pietà, o Signore, concedine, ten’ preghiamo, la tua misericordia, e ci soccorri d’ajuto nelle nostre necessità; e ci fa esser tali, che meritiam di godere della tua grazia fino a giungere a vita eterna. Così sia.