Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro IV/CAPO II
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO II.
Che grande bontà ed amore si usa
all’uomo nel Sacramento.
PAROLE DEL DISCEPOLO.
1. Nella bontà, e molta misericordia tua fidato, o Signore, io m’appresso infermo al mio Salvatore, affamato, e sitibondo alla fonte della vita, bisognoso al Re del cielo; servo al Signore, creatura al Creatore, abbandonato al mio pietoso consolatore. Ma donde a me ciò, che tu stesso ne venga a me? or chi son io, che tu mi doni te stesso? Come può il peccatore essere ardito di comparirti dinanzi? e tu, come degni di scendere ad un peccatore? Il tuo servo tu bene il conosci; e sai pure ch’egli nessun bene ha da sè, perchè tu gli sii di tanto cortese. Adunque io confesso la viltà mia, conosco la tua bontà, laudo la tua misericordia, e della soverchia tua carità le maggiori grazie ti rendo. Imperciocchè ciò tu fai da te stesso, non per nessuno mio merito; acciocchè meglio mi sia aperta la tua bontà, e in me s’ingeneri maggior carità, ed umiltà più perfetta siami raccomandata. Però adunque che ciò piace a te, e tu hai ordinato che si facesse così; piace anche a me questa tua degnazione. ed oh! fosse pure, che impedimento non ci mettesse la mia iniquità.
2. O dolcissimo, e benignissimo Gesù, di quanta riverenza, e rendimento di grazie con laude perpetua non ti son io debitore, per la comunione del sagrato tuo corpo! la cui dignità nessuno è degli uomini che basti a spiegare. Ma io in questa comunione che penserò di far io, in accostandomi al mio Signore? al quale render debita venerazione non posso, e vorrei non pertanto ricevere divotanente. Qual fia migliore e più salutevol consiglio, se non ch’io umilj tutto me stesso nel tuo cospetto, ed esalti quell’amore infinito che tu m’avesti? Molto io ti laudo, o mio Dio, ed in eterno ti esalterò. Io ho in dispetto me stesso, e nel profondo della viltà mia soggettomi a te.
3. Ecco, tu sei il Santo de’ Santi; ed io bruttura d’ogni peccato. ecco, che a me tu ti abbassi, il quale pur non son degno di levar gli occhi a te. ecco, tu vieni a me, e meco vuoi stare; tu al tuo banchetto m’inviti, tu vuomi dare celeste cibo, e ’l pane degli Angeli a mangiare; non altro in verità che te stesso, pane vivo, che sei disceso di cielo per dare al mondo la vita.
4. Ecco l’amore fin dove arriva! vedi grazia di degnazione! Oh quanto grande ringraziamento, e laude si dee a te per tal dono! oh come salutarmente, e utilmente hai tu provveduto in questa tua ordinazione! Quanto dolce e giocondo convito, dove tu stesso ti porgi in cibo! Oh maraviglia che tu hai fatto, o signore! Quanto è potente la tua virtù! quanto la tua verità inesplicabile! conciossiachè tu hai detto, e tutte le cose furono fatte; e ciò che fu fatto, è pur quello che tu ordinasti.
5. Mirabil cosa! degno argomento di fede, e all’umano intendere superiore; che tu, Signore Iddio mio, vero Dio ed Uomo, sotto piccola spezie di pane e di vino stai tutt’intero; nè perchè altri ti mangi, non però ti consuma. Tu di tutte quante le cose Signore, al quale non fa bisogno d’alcuno, tu hai voluto per lo tuo Sacramento in noi dimorare. fa che tu serbi il cuore, e ’l corpo mio immacolato; acciocchè io con lieta e monda coscienza possa celebrare ed a mia eterna salute, ricevere i tuoi misteri, i quali a tuo onore principalmente, e in perpetua memoria di te hai ordinato e instituito.
6. Sta lieta, anima mia, e a Dio rendi grazie per sì nobile dono, e singolare conforto, ch’egli in questa valle di lagrime t’ha lasciato. Essendochè quantunque volte tu ricevi un cotal Sacramento, e prendi il corpo di Cristo, tante l’opera in te si compie della tua redenzione, e di tutti i meriti di lui sei fatta partecipe. Conciossiachè la carità di Gesù mai non iscema, nè l’ampiezza della sua misericordia può essere esaurita giammai. Però ti si richiede di prepararviti con rinnovazione di mente mai sempre nuova, e con sottile considerazione meditare in questo grande mistero di tua salute. Egli così ti dee essere grande, nuovo, e dilettevole quando celebri, ovvero odi Messa, come se pure in quel giorno disceso Cristo la prima volta nell’utero della Vergine, si fosse fatto uomo; o pendendo di croce, sostenesse allora per la salute degli uomini passione, e morte.