Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO IV

IV. Che si dee vivere in verità ed umiltà alla presenza di Dio.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
IV. Che si dee vivere in verità ed umiltà alla presenza di Dio.
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CAPO IV.


Che si dee vivere in verità ed umiltà alla presenza di Dio.


1. Figliuolo, cammina alla presenza mia in verità, e nella semplicità del tuo cuore cercami sempre. Chiunque cammina alla mia presenza in verità, egli sarà difeso da’ casi rei; e la verità il camperà da’ seduttori, e dalle detrazioni degli empi. Se la verità ti faccia libero, tu ne sarai veramente, e niente ti curerai delle ciance degli uomini.

2. Signore, ciò è il vero. Deh! io ti prego, siccome tu dì, così fa con me. La tua verità mi ammaestri, ella mi guardi, e fino a salutevol termine mi custodisca. ella d’ogni cattiva affezione, e d’ogni amore disordinato mi sciolga: e io teco camminerò in grande libertà del mio cuore. [p. 122 modifica]

3. Io t’insegnerò (dice la Verità) le cose rette, e accettevoli davanti a me. Pensa tu i tuoi peccati con pentimento grande, e dolore; e non ti tener mai da nulla, per buona opera che tu faccia. Tu sei in verità peccatore, e a molte passioni soggetto, e impacciatovi. Da te sempre tu vai al niente, di leggier cadi, prestamente sei vinto, facilmente ti turbi, in breve ti fiacchi. Tu non hai cosa, onde possa gloriarti, ma ben n’hai troppe, onde tu debba spregiarti; perchè sei molto più debole, di quello che tu possa comprendere.

4. Nessuna dunque ti paja grande di quelle cose che fai. Niente sublime, niente pregevole, niente ammirabile; niente ti sembri degno d’estimazione; niente alto, niente in verità lodevole, e desiderabile se non quello ch’è eterno. Ti sia in piacere sopra tutte le cose l’eterna Verità; ed abbi sempre in dispetto la tua somma viltà. Niente temi così, niente così biasima e fuggi, siccome i vizi e’ peccati tuoi, de’ quali tu dei portar più dolore, che non di qualunque jattura di cosa del mondo. Ci sono di quelli, che non nettamente camminano [p. 123 modifica]davanti a me, ma tratti da una cotale curiosità ed arroganza, son vaghi di sapere i secreti miei, e le alte cose intendere della divinità, se stessi e la propria salute posta in non cale. Questi cotali per la superbia e curiosità loro traboccano (essendo io loro contrario) in molte tentazioni e peccati.

5. Temi i giudizi di Dio; paventa la collera dell’Onnipotente. Non voler poi investigar le opere dell’Altissimo; anzi esamina le tue iniquità, in quante cose offendesti, e quanto hai trascurato di bene. Certi la di vozion loro si portano solamente ne’ libri, altri nelle immagini, ed altri ne’ segni esteriori, e nelle figure. Alcuni mi tengono in bocca, ma poco nel cuore. Ci ha poi degli altri, i quali illustrati dell’intelletto, e dell’affetto purgati, aspirano alle cose eterne sempre; delle terrene odono parlare con noja, e alle naturali ne cessità servono con dolore. or questi cotali intendono ciò, che lo spirito di verità parla dentro di loro: poichè gli ammaestra di aver a vile le cose terrene, e d’amar le celesti; di non curare del mondo, e il cielo dì e notte desiderare.