Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/134

122 libro iii.


3. Io t’insegnerò (dice la Verità) le cose rette, e accettevoli davanti a me. Pensa tu i tuoi peccati con pentimento grande, e dolore; e non ti tener mai da nulla, per buona opera che tu faccia. Tu sei in verità peccatore, e a molte passioni soggetto, e impacciatovi. Da te sempre tu vai al niente, di leggier cadi, prestamente sei vinto, facilmente ti turbi, in breve ti fiacchi. Tu non hai cosa, onde possa gloriarti, ma ben n’hai troppe, onde tu debba spregiarti; perchè sei molto più debole, di quello che tu possa comprendere.

4. Nessuna dunque ti paja grande di quelle cose che fai. Niente sublime, niente pregevole, niente ammirabile; niente ti sembri degno d’estimazione; niente alto, niente in verità lodevole, e desiderabile se non quello ch’è eterno. Ti sia in piacere sopra tutte le cose l’eterna Verità; ed abbi sempre in dispetto la tua somma viltà. Niente temi così, niente così biasima e fuggi, siccome i vizi e’ peccati tuoi, de’ quali tu dei portar più dolore, che non di qualunque jattura di cosa del mondo. Ci sono di quelli, che non nettamente camminano