Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO V

V. Dell’effetto maraviglioso dell’amore divino.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
V. Dell’effetto maraviglioso dell’amore divino.
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CAPO V.


Dell’effetto maraviglioso dell’amore divino.


1. Io ti benedico, Padre celeste, Padre del mio Signor Gesù Cristo; perchè degnasti di ricordarti di me meschino. Grazie a te, o Padre di misericordie, e Dio di tutta consolazione, che me indegno d’ogni conforto rallegri alcuna volta della tua consolazione. Io ti benedico, e glorifico sempre col Figliuolo tuo unigenito, e con lo Spirito Santo consolatore ne’ secoli eterni. Or quando tu, o Dio Signore, santo amator mio, sarai venuto dentro il mio cuore, ne giubileranno tutte le viscere mie. Tu sei la mia gloria, e la esultazion del mio cuore: tu la speranza mia, e ’l mio rifugio nel giorno della tribolazione.

2. Ma perciò che io sono tuttavia debole nell’amore, e difettoso nella virtù, pertanto m’è di bisogno d’essere consolato, e riconfortato da te: per lo che frequentemente mi visita, ed ammaestrami nelle sante [p. 125 modifica]discipline. Liberami da’ rei appetiti, e d’ogni affetto disordinato sana il mio cuore; acciocchè di dentro risanato e bene purgato, io sia meglio disposto ad amare, a patire più forte, ed a perseverare più fermo.

3. Grande cosa è l’amore, e al tutto gran bene; che solo rende leggiero ogni peso, e senza mutarsi regge al mutar delle cose. Imperciocchè porta il peso, senza che gliene gravi, e fa tornar dolce e saporito ogni amaro. L’amor di Gesù è nobile, spinge ad operar cose grandi, ed a bramar sempre le più perfette conforta. L’amore si sforza all’alto, nè da veruna delle infime cose patisce d’essere ritenuto. L’amore vuol esser libero, e ad ogni mondano affetto straniero; acciocchè non gli sia impedito l’interno vedere, nè da alcuno temporal bene invescato, nè per disastro abbattuto. Niente è dell’amore più dolce, niente più forte, niente più alto, nè più largo, niente più dilettevole, niente più pieno, niente meglio in cielo, nè in terra; poichè l’amore è nato di Dio, nè può altrove che in Dio sovra ogni creato bene quetarsi. [p. 126 modifica]

4. L’amante vola, corre, ed esulta, è libero, nè da cosa alcuna impedito. Per lo tutto dà tutto, ed ha tutto in tutte le cose; perocchè nel solo tra tutti gli altri altissimo Bene si quieta, dal quale ogni bene sgorga e procede. Non guarda al dono, ma al donatore sopra tutti i beni si volge. L’amore spesse volte non ha misura, anzi sopra ogni misura ribolle. L’amore non sente peso, non conosce fatica, più vorrebbe fare ch’egli non può: mai non si scusa d’impossibilità, perchè egli si crede potere, ed essergli facili tutte le cose. A tutto dunque è potente, e molte cose fornisce, e le reca ad effetto: laddove colui che non ama, è fievole e inerte.

5. L’amore sta in veglia, e dormendo pure non è sonnacchioso. affaticato, non perde la lena; ristretto, non è angustiato; atterrito, non è turbato: ma come fiamma vivace, e fiaccola accesa, così si scocca in alto, e passa oltre sicuramente. Se v’è chi ami, sa ben egli che vaglia questa parola. Alto grido è nelle orecchie di Dio il medesimo ardente affetto d’un’anima, la qual dice: [p. 127 modifica]Iddio mio, amor mio, tu mio tutto, ed io tutto son tuo.

6. Dilata nell’amore il cuor mio, acciocchè impari ad assaporar col gusto interiore, quanto lo amare sia dolce, e lo stemperarsi, e notar nell’amore. Deh! ch’io sia preso d’amore, e per estasi d’eccessivo fervore mi levi sopra me stesso. Canti io canzoni d’amore; ti seguiti, o mio Diletto, nell’alto; si strugga nelle tue laudi l’anima mia, giubilando d’amore. Te ami io più di me stesso; nè me stesso ami se non per te; ed ami in te tutti quelli che t’amano in verità, siccome comanda la legge d’amore, che prende lume da te.

7. Veloce è l’amore, sincero, pietoso, giocondo e piacevole; forte, paziente, fedele, accorto, longanime, maschio, nè mai procaccia per sè. Conciossiachè dove altri procaccia per se medesimo ivi scema in lui dell’amore. È l’amor circospetto, umile, e retto: non molle, non leggieri, non va dietro alle ciance; sobrio, casto, costante, quieto, e in ogni sentimento guardato. L’amore sta soggetto e obbedisce a’ Prelati, a sè è vile e spregevole, a Dio [p. 128 modifica]conoscente e divoto, in lui sempre spera, e si fida, anche quando non gli sa buono; essendochè in amore non si può vivere senza dolore.

8. Chiunque non è presto di patir tutto, e la volontà dell’amato far sua, il nome non merita d’amatore. Egli fa di bisogno all’amante, ogni dura cosa ed amara abbracciar volentieri per lo diletto; nè per caso che avvenga in contrario, lasciarsi volger da lui.