Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro terzo – Cap. X

Libro terzo – Cap. X

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Del vero modo del murare, et della convenientia che hanno le Pietre con la rena.

cap. x.


H
Ora appartenendosi a officio di pratico Maestro, non tanto scegliere le cose più commode, quanto d’usare attamente, et commodamente quelle che gli bastano; Noi seguiteremo discorrendo in questa maniera. Tu hai da sapere, che quella calcina è cotta a bastanza, la quale bagnata, et poi dopo il caldo spenta, immitando la schiuma del latte, ingrossando tutte le zolle rigonfia. Di non essere stata in macero a bastanza, te ne daranno inditio i sassolini, che nel mescolarla con la rena vi troverai. Se tu gli darai più rena che il bisogno, per la asprezza sua, non farà presa. Et se tu gliene darai manco, che non ricerca la forza, et la natura sua, restarà come una pania per la liquidezza, cattiva; et ti obedirà mal volentieri. Metterai la calcina non bene spenta del tutto, et per qualche altro conto più debole, con manco danno ne fondamenti, che nelle mura; et ne ripieni, che nelle scorze. Ma dalle cantonate, et dalli ossami, et da i ricinti bisogna levar via ogni calcina che havesse difetto alcuno, benche minimo; et ne gli archi massimo, si debbe mettere fidatissima. Le cantonate, et l’ossa, et i ricinti, et le cornici ricercano la rena più minuta, più fottile, et più pura, et massimo dove si mettono Pietre pulite. I ripieni non ricusano la materia più ghiandosa. La Pietra arida di sua natura, et fitibonda, non ha mala convenienza con la rena de fiumi. La Pietra humida per natura, et acquidosa, amerà molto la rena di cava. Non vorrei che la rena tolta del Mare, si mettesse di verso Ostro: forse che ella più commodamente si esporrà a venti tramontani. A qual si voglia Pietra minuta, si debbe dare lo intriso più magro; alla Pietra esausta, et arida, si debbe dare più grasso: Ancor che gli Antichi pensassino, che per tutta la muraglia, un si fatto intriso alquanto grassetto, fusse più tenace che il magro. Alle Pietre maggiori non si pon sotto se non intrisi liquidi, et flussibili, quasi per ripieno; accioche simil materia vi paia posta più per letto movibile, sopra il quale le s’hanno a posare, che per altro: Onde mentre le si adattano, son certo più facili ad essere mosse dalle mani de gli Artefici, che per congiugnerle insieme le maneggiano. Ma gioverà certo molto il mettervi sotto alcun letto simile, quasi che un morvido guanciale: accioche le Pietre, sotto il gravissimo peso, non si infranghino. Sono alcuni, che dove e’ veggono hor quà hor là nelli edificii antichi, Pietre grandi commosse insieme, che fra le loro congiunture par che habbino terra rossa; si pensano che gli Antichi la usassero in cambio di calcina. Questo non mi pare verisimile, et massime per questa cagione, che io non veggo amendue le loro superficie, ma una sola intrisa di tal materia. Accade ancora circa le mura alcuna altra cosa, da non se ne fare beffe. Imperoche e’ non si debbe fare un muro, con furiosa prestezza, et ammassarlo quasi con mano tumultuaria, senza levarne le mani; Ne si deve ancor, incominciata l’opera, mandarla in lungo con pigra infingardaggine; che e’ paia quasi che tu muri malvolentieri; ma si debbe seguitare il lavoro, con modo, et ragione, che vi sia una certa prestezza, congiunta insieme con maturo consiglio, et diligenza. Quei, che sanno, vietano lo alzare dello edificio, sino a tanto che quella parte, che era fatta prima, non habbia fatto bene la presa: Imperoche il lavoro fresco, et tenero essendo ancora debole, et resolubile; non potrà mai soportare quello, che tu gli murerai addosso. Puossi certamente vedere che le Rondini ammaestrate da la natura, quando fanno i loro nidi; non pongono mai a caso le prime loro impiastrature ne palchi; le quali servano per fondamento, et basa dell’opera loro; ne pongono ancora a caso le seconde impiastrature addosso a queste, [p. 64 modifica]ma intralasciando l’opera, sino a tanto che i loro primi inpiastramenti si sieno secchi, maturamente, et sensatamente dipoi edificano. Dicono che la calcina ha fatto la presa, quando ella ha gittato fuori una certa lanugine, o vero un fiore, conosciuto da Muratori. Di quante in quante braccia si habbia a intralasciare il lavorare, ce ne avvertirà la grossezza di esso muro, et la temperie del luogo, et del Cielo. Quando tu giudicherai da doversi intralasciare, coprirai la sommità dello edificio con Strami, accioche il vento, o il Sole non consumi il nervo della calcina, et la faccia più tosto diventare vana, che rasciugarsi, o fare presa in debito tempo. Quando tu ricomincerai a murarvi, gettavi molta et molta acqua chiara; fino a tanto, che la si inzuppi bene: Et che le polveri si mandino con l’acqua via; accioche non vi restino fomenti da generare fichi salvatichi. Non è cosa alcuna che più faccia l’opera soda, et stabile, che il bagnare le Pietre con molta acqua. Et dicono che la Pietra non è ben bagnata, se rompendola non truovi le faccie sue infin bene adentro humide, et quasi diventate nere per tutto. Aggiugni a queste cose, che nel murare, in tutti i luoghi, ne quali forse alcuno potesse desiderare, o per varie commoditadi dello edificio, o per suoi piaceri, altri vani, giu per lo andare delle mura; bisogna tirare archi, sotto i quali scavato di poi il muro, habbia l’arco sicura et nata con esso lui sedia da riposarsi. Nè si può dire quanto la forza, et i nervi della muraglia si indebolischino, toltane via alcuna volta una pietruzza ben minima. Et certo mai ci verrà fatto che noi attacchiamo una muraglia nuova ad una vecchia; talmente che non si aprino l’una dall’altra. Et per questa magagna non si può dire quanto il muro indebolito, diventi pronto al rovinare. Il muro grosso non ha bisogno di armadure, o ponti, conciosia che per la sua larghezza dà occasione a Maestri da potervi stare sopra.