Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro primo – Cap. II
Questo testo è completo. |
Leon Battista Alberti - Della architettura della pittura e della statua (1782)
Traduzione dal latino di Cosimo Bartoli (1550)
Traduzione dal latino di Cosimo Bartoli (1550)
Libro primo – Cap. II
◄ | Della architettura - Libro primo – Cap. I | Della architettura - Libro primo – Cap. III | ► |
Della occasione del fare gli edificii, et in quante parti consista tutto il modo dello edificare, et quali cose sieno utili a ciascuna di esse parti.
cap. ii.
P
Rocacciaronsi gli huomini da principio in alcuno sicuro paese luoghi dove fermarsi: Et havendo quivi trovato sito comodo, et grato a’ bisogni loro, in tal maniera vi si alloggiarono, che le private, et le publiche cose non vi si havessino a fare in un luogo medesimo: ma che altrove si dormisse, altrove si facesse fuoco, e altrove si collocasssero l’altre cose al rimanente deʼ loro bisogni necessarie. Di qui poi cominciarono a pensare di porre le coperture, accioche con esse si difendessero dal Sole, et dalle pioggie, il che accio riuscisse loro, feciono le facciate delle mura, sopra le quali si posasero le coperture. Percioche in questo modo conoscevano dover essere più sicuri dalle fredde tempeste, et da’ gelati venti. Finalmente nelle facciate delle mura apersono da basso ad alto vani, et finestre, onde potessero et entrare, et uscire, et a piu chiari tempi ricevere dentro lumi, et venticelli: Et onde havessero commodità di mandare fuori acque, et vapori ragunatisi per aventura nelle case. E perciò chiunche egli si fosse, o la Dea Vesta figliuola di Saturno, o vero Eurialo, ed Iperbio fratelli, o Gellio, o Trasone, o il Cyclope Tifinchio, che ordinasse da prima tali cose: finalmente io mi credo che così fatti fossero i primi principii, et dipoi essere questa cosa, et per lo uso, et per l’arte cresciuta insino a tanto che trovate varie maniere di edificii, si è ridotta ad esser quasi che infinità. Imperoche alcuni se ne fanno publici, alcuni privati, alcuni sacri, alcuni secolari, alcuni fervono all’uso, et alla necessità, et alcuni servono allo ornamento della Città, et alcuni alla bellezza de’ Tempii: Ma non per questo sarà persona, che nieghi, che tutti non sieno derivati da quelli principii, che noi habbiamo detti; le quali cose essendo così, è manifesto, che tutta l’arte dell’edificare, consiste in sei cose, le quali sono queste, la Regione, il Sito, lo Scompartimento, le Mura, le Coperture, et i Vani. Et se questi fondamenti saranno da principio compresi, s’intenderanno più facilmente quelle cose, che noi dipoi dobbiamo descrivere. Diffiniremole adunque così. La Regione appresso di noi dove si habbia a edificare, sarà un’ampio, et aperto luogo per tutto. Una parte della quale sarà il Sito. Ma il Sito sarà un certo spatio determinato del luogo, il quale sarà cinto intorno di muro a uso, et a utilità. Ma sotto il nome di Sito, verrà ancora ogni spatio di esso edificio, il quale noi premeremo spasseggiando con le piante de’ piedi. Lo Scompartimento è quello, che divisa tutto il sito dell’edificio in siti minori, la onde aviene che di così fatte, et adattate membra insieme, pare che l’edificio sia di minori edificii ripieno. Muro chiamiamo noi ogni muraglia, che movendosi di terra si alza in alto a reggere il peso delle coperture, et quella muraglia ancora, che è tirata allo intorno dello edificio, per ricingere il voto di quello. Coperture non chiamiamo noi quelle solamente, che nelle più alte parti de gli edificii, stanno esposte a ricevere le pioggie: Ma copertura è ancora tutto quello, che in lungo et in largo si distende sopra il capo di chi spasseggia, infra le quali sono i palchi, le volte a mezza botte, et le volte ordinarie, et altre simili. Vani chiamiamo noi tutti quelli Aditi, che sono per tutto nello edificio, onde possino entrare, et uscire tutte le cose, che fanno di bisogno a chi vi ha da stare dentro. Di questi adunque parleremo, et delle parti di ciascheduno, se prima noi racconteremo alcune cose, le quali, o siano pur principii, o veramente annestate, et nate con i principii di questa nostra incominciata opera, sono certamente molto a proposito. Imperoche havendo considerato se si truovi alcuna cosa, che giovi a qual si voglia di quelle parti, che dette habbiamo: Tre cose troviamo da non le lasciare certo indietro; le quali invero et alle coperture, et alle mura, et alle altre cose simili molto si convengono. Et sono queste. Che ciascuna di loro sia commoda, et sopra tutto sana, quanto al suo determinato, et destinato uso: Sia intera, salda, et perpetua, et quasi che eterna, quanto alla stabilità: sia ornata, et composta, et per dir così in ogni sua parte, quanto alla gratia, et alla piacevolezza, bella, et vezzosa. Gittati questi quasi come principii, et fondamenti delle cose, che dire si debbono, tiriamo dietro alla impresa.