Del veltro allegorico di Dante/XXV.
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XXV. In tal guisa provvisto ai bisogni, novemila fanti e ottomila cavalli dei collegati mossero contro Firenze. Baschiera Tosinghi menava l’avantiguardia, e dovea ristare alla Lastra, due miglia lungi dalla cittá, per aspettarvi Tolosato degli Uberti coi pistoiesi (luglio 21). Ma impaziente di ogni dimora, cacciossi Baschiera nei borghi di Firenze: se avesse durato, l’avrebbe avuta. Era giá vinta l’impresa quando i suoi, trafelando pel caldo, voltarono il viso: invano sopragiunse Tolosato, invano tentò di ravvivare le file o di arrestare i fuggitivi non inseguiti da alcuno. Chiaritasi la rotta, i bolognesi e i romagnuoli non ultimi disertarono il campo: ed ecco in un subito gittata la fatica, e per l’intemperanza di brevissima ora perduto il frutto di guerra bene ordinata. I bianchi ritornarono chi a Bologna, chi a Pistoia; indi a poco perderono, e si disse di veleno, il buon pontefice Benedetto. Firenze, usando la sua fortuna, deliberò di opprimere Pistoia che rinchiudea Tolosato.