Del veltro allegorico di Dante/XI.
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XI. Trascorsi alquanti giorni dalla presa della Caprona, orrido avvenimento attristò la Romagna. Malatesta di Verrucchio fuggitivo in Pesaro avean seguito i suoi figli e la nuora Francesca: quivi ella traeva il tredicesimo anno delle sue nozze con Giovanni lo zoppo; di due figli Concordia e Francesco, erale stato il fanciullo rapito. Parole di pace moveansi tra i Malatesta ed i riminesi: le armi posarono, ma non posava Francesca, giá da lunga stagione accolto in petto il sembiante di Paolo il gentile cognato. Amore infine le travolse la voglia; Lancillotto del Lago fu loro duce alla colpa: e questa la svelò a Giovanni l’uno dei servi. D’improvviso uscito lo zoppo, trafisse d’un sol colpo gl’incauti (settembre 4). Unico avello racchiuseli: trasportati poscia di Pesaro, né disgiunti, riposarono in Rimini quando la riebbero i Malatesta. E giá tre secoli erano scorsi, allorché Paolo e Francesca furono trovati con ancor fresche le loro seriche vesti: vero adunque avea detto la donna, che mai da lei non si sarebbe quegli diviso! (Inf. V, 135). Non appena vibrato il colpo, fuggi piangendo Giovanni; cui tosto la perduta moglie parve piú bella. Ed ecco: in sei soli mesi la sorte offerì a Dante il doppio argomento, sul quale poggia sì alto il pregio dell’italica lingua, e presso tutte le nazioni suonano Ugolino e Francesca.
Salito in rinomanza per illustri amistà, vincitore in battaglia schietta, caro a Beatrice, l’Alighieri non si vantò, come Orazio, né della celere fuga, né dello scudo malamente gittato. Egli arricchì la bella lingua del sì con le canzoni, che dettavagli amore: le ammirarono a gara i piú colti uomini di quel secolo, e fin dal principio cantolle il popolo con le musiche note di Lemmo da Pistoia e di Casella dolcissimo (Purg. II, 112). Altri tenzonarono in versi col giovine autore del nuovo stile (Purg. XXIV, 57). Ma Guido Cavalcanti fu l’amico dell’Alighieri: né piú i loro nomi saranno discompagnati per l’avvenire (1290). Guido gli potè scemare il dolore di aver perduto Beatrice, che passò alle nozze di Simone dei Bardi e tosto fu raggiunta dalla morte (giugno 9). Allora giurò il poeta che avrebbe detto di Beatrice quello che giammai non si disse di donna: questa è la piú antica origine del poema. Poco appresso i Malatesta rientrarono in Rimini, e venne in Firenze per podestá Guido III di Polenta, padre di Bernardino e dell’estinta Francesca; narrano alcuni, Guido essere stato della famiglia degli Onesti. Se ciò è vero, sì come sembra, gli Alighieri di Ferrara ed i Faggiolani (parenti degli Onesti) aveano alcuna benché lontana congiunzione coi Polentani; e non si può dire che Dante medesimo fosse affatto straniero a Francesca. Tenero ancora della sua sventura, ei compatí a Francesca i funesti casi dell’amore; congiunto il proprio dolore a quello del podestá di Firenze.