Del rinnovamento civile d'Italia/Documenti e schiarimenti/XVI
Questo testo è completo. |
XVI. Di papa Giulio
◄ | Documenti e schiarimenti - XV | Nota | ► |
XVI
di papa papa giulio
Giova il vedere come parlassero di papa Giulio i suoi coetanei, e specialmente il Machiavelli poco amico e il Guicciardini nemicissimo. «Trapassò tutti gli altri cardinali per la magnificenza»1. «Per significare la grandezza de’ suoi concetti o per non cedere eziandio nella eccellenza del nome ad Alessandro, assunse il nome di Giulio»2. «Avea sempre fatto ambiziosa professione della grandezza dell’animo»3. «La grandezza rarissima del suo animo»4, «sempre pieno di pensieri, tirato da fini smisurati»5. «Vasti pensieri»6. «Desideroso di cose nuove»7. «Deliberato di superare l’espettazione conceputa, cominciava a scoprire i suoi pensieri indiritti a cose grandissime»8. «Né poteva piú tollerare di consumare ignobilmente gli anni del suo pontificato»9. «Procedendo per natura in tutte le cose, come se fosse superiore a tutti, e come se tutti fossero necessitati a ricevere le leggi da lui»10.
«Incitava il pontefice a queste imprese principalmente l’appetito della gloria»11. «Naturalmente s’implica un poco in se medesimo, come per avventura non farebbe chi avesse piú espedienti; ma sopperirá a questo l’animo suo grande e desideroso d’onore, che l’ha sempre aúto»12. «E l’ottenne sopra tutti i suoi antecessori di chiarissima ed onoratissima memoria»13. «La memoria gloriosa di Giulio pontefice»14. «Degno certamente di somma gloria, se fosse stato principe secolare»15.
«Secondo la costanza del suo animo e la natura libera di esprimere i suoi concetti»16. «Sempre suto tenuto uomo di gran fede»17. «Né si può credere che vadi doppio per non lo avere conosciuto per tale insino a qui, ma piuttosto per uomo rotto e senza rispetti»18. «Aveva lungamente avuto nome tale di uomo libero e veridico, che Alessandro sesto, inimico suo tanto acerbo, mordendolo nelle altre cose, confessava lui essere uomo verace»19.
«La generositá del suo animo»20. «La natura sua non implacabile a chi gli cedeva»21. «Per natura si mitigava facilmente verso coloro contro ai quali era in potestá sua l’incrudelire»22.
«L’efficacia e l’autoritá della presenza»23. «Se non avesse coll’autoritá e veemenza sua riscaldato gli spiriti quasi agghiacciati»24. «Queste cose dette, secondo la sua natura, piú con sensi efficaci e con gesti impetuosi e accesi che con ornato di parole»25. «Alla qual proposta fatta, secondo il costume suo, con maggiore efficacia che eloquenza»26.
«Inquietissimo in ogni tempo, aveva consumato l’etá in continui travagli»27. «Spiriti ardenti»28. «Era di natura molto difficile e formidabile a ciascuno»29. «Sua natura onorevole e collerica»30.«Voler mostrare i denti ad ognuno»31. «Uomo rotto e indiavolato»32. «La caldezza e l’impeto del pontefice»33. «Nessuna cosa bastava a moderare l’animo del pontefice»34. «Procedette in tutto il tempo del suo pontificato con impeto e con furia»35.«Portato da quel furore con il quale governava tutte le cose»36.«Procedé in ogni sua azione impetuosamente»37. «Con la sua ferocia ed impeto si mosse personalmente a quella espedizione»38. «Condusse Giulio con la sua mossa impetuosa quello che mai altro pontefice con tutta l’umana prudenza avrebbe condotto»39. «Le altre sue azioni tutte sono state simili e tutte gli sono successe bene»40. «Spesso poteva in lui piú la contenzione dell’animo che la ragione»41. «La natura del pontefice impaziente e precipitosa cercò, contra tutte le difficoltá e opposizioni, con modi impetuosi di conseguire il desiderio suo»42. «Non si curò mai di essere odiato, purché fosse temuto e riverito, e con quel suo timore messe sottosopra il mondo»43.
«Principe di animo e di costanza inestimabile, ma impetuoso e di concetti smisurati»44. «La natura sua desiderosa di cose nuove e per l’animo pertinace a correre prima ogni pericolo che allentare un punto solo delle sue deliberazioni»45. «Come era di natura invitto e feroce, e alla disposizione dell’animo accompagnava il piú delle volte le dimostrazioni estrinseche, ancora che si avesse proposto nella mente fine di tanto momento e tanto difficile a conseguire, confidandosi in se solo e nella riverenza e autoritá che conosceva avere appresso ai principi la Sedia apostolica, non dependente né congiunto con alcuno, anzi dimostrando con le parole e le opere di tenere poco conto di ciascuno, insalvatichito con tutti, non dimostrava inclinazione se non ai veneziani»46. «Al pontefice ingannato da tante speranze pareva che intervenisse quello che di Anteo hanno lasciato gli scrittori favolosi alla memoria dei posteri: che quante volte, domato dalle forze di Ercole, toccava la terra, tanto si dimostrava in lui maggior vigore. Il medesimo operavano le avversitá nel pontefice, che, quando pareva piú depresso e piú conculcato, risorgeva con l’animo piú costante e piú pertinace; promettendosi del futuro piú che mai, non avendo per ciò quasi altri fondamenti che se medesimo»47. «Procedendo in queste cose con una pertinacia, che niuno eziandio de’ suoi piú intrinsechi ardiva di parlargli in contrario»48. «Diventando ogni di piú feroce nelle difficultá e non conoscendo né impedimenti né pericoli»49. «Attendendo con maraviglioso vigore a tutte le espedizioni della guerra, non ostante che gli fosse sopravvenuta nell’istesso tempo grave infermitá, la quale, reggendosi contro al consiglio dei medici, non meno che le altre cose disprezzava, promettendosi la vittoria di quella come della guerra»50. «Egli solo, in tanta confusione e in tanto disordine d’ogni cosa, incerto dell’animo del popolo e mal soddisfatto della tarditá dei veneziani, resisteva pertinacemente a queste molestie, non potendo né anche la infermitá, che conquassava il corpo, piegare la fortezza dell’animo»51. «Con tutto che per le fatiche sopportate in tanto accidente e col corpo e coll’animo fosse molto aggravata la sua infermitá, cominciò di nuovo a soldare gente e a stimolare i veneziani»52. «Deliberò di accelerare le cose con la presenza sua, anteponendo l’impeto e l’ardore dell’animo a tutti gli altri rispetti»53. «Giunto nel campo, alloggiò in una casetta di un villano, sottoposta ai colpi delle artiglierie degl’ inimici... Quivi affaticandosi ed esercitando non meno il corpo che la mente e che l’ imperio, cavalcava quasi continuamente ora qua ora lá per il campo, sollecitando che si desse perfezione al piantare delle artiglierie»54. «Stette alla Concordia pochi giorni, riconducendolo all’esercito la medesima impazienza ed ardore, il quale non raffreddò punto nel cammino la neve grossissima che tuttavia cadeva dal cielo, né i freddi cosi smisurati che appena i soldati potevano tollerargli; ed alloggiato in una chiesetta propinqua alle sue artiglierie e piú vicina alle mura che non era l’alloggiamento primo, né gli satisfacendo cosa alcuna di quelle che si erano fatte e che si facevano, con impetuosissime parole si lamentava di tutti i capitani... Né procedendo con minore impeto per l’esercito, ora questi sgridando, ora quegli altri confortando, e facendo con le parole e con i fatti l’ufficio del capitano, prometteva», ecc.55. «Sottoponendosi come capitano di eserciti alle fatiche ed ai pericoli..., procedevano, per la sollecitudine estrema, per le querele, per le promesse, per le minacce sue, le cose con maggiore celeritá che altrimenti non avrebbero fatto»56. «Non perdonava a cosa alcuna per ottenere la vittoria; acceso in maggior furore, perché da un colpo di cannone tirato da quegli di dentro erano stati ammazzati nella cucina sua due uomini; per il quale pericolo partitosi di quello alloggiamento e dipoi, perché non poteva temperare se medesimo, il di seguente ritornatovi», ecc.57. «Non potendo temperare il furore»58. «Rendendolo piú duro quel che pareva verisimile lo dovesse mollificare, e perciò essendo ancora a Rimini oppressato dalla podagra e in mezzo di tante angustie, proponeva piuttosto come vincitore che vinto»59. «Né alla virtú né ai rimedi dei medici si poteva attribuire la sua salute; ai quali, mangiando nel maggiore ardore della infermitá pomi crudi e cose contrarie ai precetti loro, in parte alcuna non obbediva»60. «La pertinacia insolita a esser vinta e a piegarsi»61. «Come se in potestá sua fosse percuotere in un tempo medesimo tutto il mondo, continuando nel solito ardore contro al re di Francia..., concitava il re d’Inghilterra alla guerra»62. «In questi tali e tanti pensieri e forse ancora in altri piú occulti e maggiori (perché in uno animo tanto feroce non era incredibile concetto alcuno, quantunque vasto e smisurato) l’oppresse... la morte»63. «Pieno di maggiori voglie e concetti che forse fosse innanzi per tempo alcuno»64. «Ritenendo in tutte le cose la solita costanza e severitá ed il medesimo giudicio e vigore di animo che aveva innanzi alla infermitá, ricevuti divotamente i sacramenti ecclesiastici, fini»65.
«Essendo per la inclinazione antica contrario ai gentiluomini e favorevole al popolo»66. «Liberalissimo in questo: che, concedendo molte esenzioni, si sforzò... di fare il popolo amatore del dominio ecclesiastico»67. «Buon massaio però nel resto. Ha fatto tante guerre senza porre un dazio straordinario a’ sua, perché alle superflue spese ha somministrato la lunga sua parsimonia»68.
Nel principio del suo pontificato si propose di aggrandir la Chiesa; e ciò fu causa di molti suoi errori, e in particolare dell’empia lega contro Venezia. Piú tardi subordinò o almeno accompagnò tale intento a quello di liberare l’Italia dai forestieri. «Aveva in animo di restituire alla Sedia apostolica tutto quello che in qualunque modo si dicesse essergli stato usurpato»69. «Suscitatore delle ragioni giá morte dalla Sedia apostolica»70. «Per la pietá ch’ei pretendeva all’ambizione di voler ricuperare alla Chiesa ciò che si dicesse essere mai stato suo in tempo alcuno»71. «Uomo animoso e che desidera la Chiesa accresca e non diminuisca a suo tempo»72. «Faceva professione di conservare ed esaltare l’autoritá ecclesiastica»73. «Ebbe cura e intenzione ad esaltare con le arti della guerra la Chiesa nella grandezza temporale»74. «Per conservarsi intera la gloria di avere pensato schiettamente alla esaltazione della Chiesa»75. «Otteneva nome di essere precipuo difensore della dignitá e libertá ecclesiastica»76. «Aveva il pontefice propostosi nell’animo e in questo fermato ostinatamente tutti i pensieri suoi, non solo di reintegrare la Chiesa di molti Stati i quali pretendeva appartenetegli, ma oltre a questo di cacciare il re di Francia di tutto quello possedeva in Italia; movendolo o occulta ed antica inimicizia..., o la cupiditá della gloria di essere stato, come diceva poi, liberatore d’ Italia dai barbari»77. «Presupporsi, come diceva pubblicamente, che per non essere le imprese sue mosse da interessi particolari, ma da mero e unico desiderio della libertá d’Italia, avessero, per l’aiuto di Dio, ad avere prospero fine»78. «Affermava esser volontá divina che per opera sua Italia si riducesse in libertá»79. «Avendo nell’animo piú alti fini, desiderava ardentissimamente, o per cupiditá di gloria o per occulto odio contro al re di Francia o per desiderio della libertá dei genovesi, che il re perdesse quel che possedeva in Italia»80. «L’odio incredibile contro ai franzesi»81. «Destò questa confederazione, fatta dal pontefice sotto nome di liberare Italia dai barbari, diverse interpretazioni... Perché molti, presi dalla magnificenza e gioconditá del nome, esaltavano con somme laudi insino al cielo cosi alto proposito, chiamandola professione veramente degna della maestá pontificale, né potere la grandezza dell’animo di Giulio avere assunto impresa piú generosa, né meno piena di prudenza che di magnanimitá, avendo con la industria sua commosso le armi dei barbari contro ai barbari»82. «Le minacce che pubblicamente faceva contro al nome de’ barbari»83. «Quando mori, pensava assiduamente come potesse o rimuovere d’ Italia o opprimere con l’aiuto de’ svizzeri, i quali soli magnificava e abbracciava, l’esercito spagnuolo, acciocché, occupato il regno napoletano, Italia rimanesse (queste parole uscivano frequentemente dalla bocca sua) libera dai barbari»84. «Essendosi sentita la libera voce del cardinale Grimani, il quale disse che restava pur anche sotto il giogo il regno di Napoli, una delle grandi e ricche parti d’Italia, il papa, crollando il bastone col quale si appoggiava e fremendo con ira, disse che di corto, non disponendo il cielo altramente, i napoletani avrebbero ancor essi levato il collo di sotto al giogo»85. Il Machiavelli intitolò col famoso detto di Giulio la conclusione del suo Principe , la quale è forse il tratto piú bello e piú eloquente della nostra prosa.
- ↑ Guicciardini, Storia, vi, 2.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid., vii, 1.
- ↑ Ibid., vi, 2.
- ↑ Ibid., x, 2.
- ↑ Ibid., vi, 3.
- ↑ Ibid., vi, 4.
- ↑ Ibid., vii, 1.
- ↑ Ibid.
- ↑ Guicciardini, Storia, ix, 1.
- ↑ Ibid., vii, 1.
- ↑ Machiavelli, Legazione prima alla corte di Roma.
- ↑ Guicciardini, Storia, xi, 4.
- ↑ Ibid., xv, 1.
- ↑ Ibid., xi, 4
- ↑ Ibid., vi, 4.
- ↑ Machiavelli, loc. cit., p. 11.
- ↑ Machiavelli, loc. cit., p. 35. Consulta p. 14.
- ↑ Guicciardini, Storia, vi, 2.
- ↑ Ibid., viii, 5.
- ↑ Ibid., vii, 1.
- ↑ Ibid., vi, 2.
- ↑ Ibid., ix, 5.
- ↑ Ibid., i, 3.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid., ix, 5.
- ↑ Ibid., vi, 2.
- ↑ Ibid., vii, 1.
- ↑ Ibid. , vi, 2.
- ↑ Machiavelli, loc. cit., p. 22.
- ↑ Ibid., p. 35.
- ↑ Id., Lettere familiari, 17.
- ↑ Guicciardini, Storia, ix, 2.
- ↑ Ibid., vii, 3.
- ↑ Machiavelli, Discorsi, iii, 9.
- ↑ Ibid., i, 27.
- ↑ Id., Principe, 25.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid.
- ↑ Guicciardini, Storia, vii, 2.
- ↑ Guicciardini, Storia, vii, 1.
- ↑ Machiavelli, Lett. fam., 37
- ↑ Guicciardini, Storia, xi, 4.
- ↑ Ibid., i, 2.
- ↑ Ibid., viii, 5.
- ↑ Guicciardini, Storia, ix, 3.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid.
- ↑ Guicciardini, Storia, ix, 3.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid., ix, 4.
- ↑ Ibid.
- ↑ Guicciardini, Storia, ix, 4.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid., ix, 5.
- ↑ Guicciardini, Storia, x, 1
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid., x, 5 .
- ↑ Ibid., xi, 4.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid., vii, 2.
- ↑ Guicciardini, Storia, vii, 1.
- ↑ Machiavelli, Principe, 16.
- ↑ Guicciardini, Storia, vii, 1.
- ↑ Ibid., xvi, 2.
- ↑ Ibid.
- ↑ Machiavelli, Legazione primo alla corte di Roma, sup. cit., p. 14.
- ↑ Guicciardini, Storia, ix, 5.
- ↑ Ibid., ix, 4.
- ↑ Ibid.
- ↑ Ibid., vi, 2.
- ↑ Ibid., ix, 2.
- ↑ Ibid., ix, 3.
- ↑ Guicciardini, Storia, ix, 3.
- ↑ Ibid., viii, 5.
- ↑ Ibid., ix, 5.
- ↑ Ibid., x, 2.
- ↑ Ibid.
- ↑ Guicciardini, Storia, xi, 4.
- ↑ Porcacchi, nota all’xi, 4 del Guicciardini.