Del coraggio nelle malattie/XXI.
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XXI.
Negli accidenti mortali per sommersione nell’acqua, per cadute, per percosse, per terrori, per vapori soffocanti, per liquori fermentanti, per emanazioni ec. non mai, se non a caso affatto desperato, si deve rimanere dal prestar que’ soccorsi, che dall’esperienza ci sono indicati, e dai Maestri insegnati. Niente che perdasi la speme ed il coraggio ad ajutar que’ miseri, può perdersi il momento del redimerli. Che finalmente, allorchè ci accorgiamo che comincia l’asfissiaco a rispondere ai nostri tentativi ed a ritornar quasi in vita, la ripetuta voce coraggio gli è dell’ultimo più vitale sussidio. Sebbene lenta o quasi ammortita è la sensazione di chi in tali anfratti si trova; pure il buon uso del detto sussidio, corredato dalle succennate attenzione, perviene a poco a poco a spronar l’animo, e coll’animo gli spiriti e gli stami degli organi, e a ridonare in certa maniera il vivere.