Degli edifizii/Libro terzo/Capo II

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CAPO II.

Sotto il principato di Anastasio Cabade prende Martiropoli; e Giustiniano di poi validamente la fortifica.


Incomincerò dalla Mesopotamia per seguir l’ordine tenuto di sopra. Giustiniano stabilì che uno dei duchi preposti agli Armeni risedesse in Martiropoli, l’altro in un castello chiamato Citarizzo: i quali luoghi in che parte dell’Impero romano fossero situati, dirò. La città di Martiropoli è nell’Armenia detta Sofanene, posta sul fiume Ninfio, e prossima ai nemici, perciocchè in quel luogo il Ninfio separa i Rani dai Persiani, possessori ab antico al di là del fiume della provincia Arsanene. Ad onta di ciò i Romani aveano trascurata quella città, e perciò essa era sempre esposta agli attentati de’ barbari. E Cabade infatti, re de’ Persiani, al tempo in cui Anastasio avea l’Impero, invadendo le confinanti terre romane, spinse il suo esercito verso Martiropoli, poichè tra questa e la città di Amida non v’è strada più che quella, che uno svelto camminatore possa scorrere in una giornata. Singolare fu il fatto, chè parendo diretto a tutt’altro luogo, quasi per giuoco abbandonando la presa strada, e la risoluzione prima, in un momento gittossi a Martiropoli, che tosto ebbe in poter suo, senza batter le mura, senza dare assalto, senza neppur mettere assedio; ma solamente facendo sapere il suo arrivo. Chè ben sapendo gli abitanti come non erano in istato di resistere nemmeno un istante, tosto che videro le truppe dei [p. 395 modifica]Medi vicine, andarono incontro a Cabade, con alla loro testa il satrapa Teodoro, vestito degli ornamenti della sua dignità, e presentandogli il tributo di due anni, diedersi a lui, insieme colla loro città. Del che soddisfatto Cabade niuna violenza fece nè alla città, nè al paese, riguardando l’una e l’altro come pertinenze del regno di Persia; e rimandonne illesi i cittadini; nè alcuna novità introdusse nello stato loro: ed anzi costituì lo stesso Teodoro satrapa di quel popolo, e gli diede le insegne del magistrato col medesimo nome, per tale maniera mostrandosi non uomo malvogliente e senza cuore, ma tutto sollecito di conservare in ottimo stato il paese. Così ritenne da ogni licenza le sue truppe; e come dissi ne’ libri delle guerre, dopo avere presa Amida ritornò in Persia. Anastasio poi capacitatosi della impossibilità, in cui era Martiropoli, spoglia di fortificazione, di poter resistere a’ nemici, lungi dal fare alcun rimprovero a Teodoro e ai Sofaneni, piuttosto per la condotta da essi tenuta pubblicamente li commendò e ringraziò. Martiropoli aveva le mura non più grosse di quattro piedi, ed alte venti, così che non solamente senza combatterla, e senza adoperar macchina, poteva il nemico impossessarsene, ma eziandio facilmente superarle di un salto.

Giustiniano Augusto pertanto a quest’inconvenienti provvide nella seguente maniera. Egli fuori delle mura fece scavare la terra, ed ivi gittati i fondamenti costruì un altro muro largo quattro piedi, e di altrettanti lasciato uno spazio, lo alzò a venti, facendolo eguale a quello che sussisteva. Indi empì di calce, e di pietre l’interstizio rimasto, e così vennero le mura ad avere [p. 396 modifica]una grossezza di dodici piedi, ed altrettanti ancora aggiunse all’altezza di prima. Un altro muro assai forte aggiunse al di fuori; e di tutte le altre opere, colle quali suolsi ben munire le città, quest’ancora assicurò.