Degli edifizii/Libro quinto/Capo VII

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CAPO VII.

Monte Garizim in sommo onore presso i Samaritani. Sedizione di costoro. Predizione di Cristo compiuta dall’imperadore Zenone. I Samaritani gastigati da Anastasio. Giustiniano fortifica il monte Garizim, e ristaura i tempii abbruciati.


Neapoli in Palestina è città, a cui sta sopra un alto monte detto Garizim. Quando in addietro la possedevano i Samaritani, solevano assiduamente salirne alla vetta per farvi orazione, non perchè vi avessero piantato un tempio, ma perchè lo riguardavano e lo veneravano come superiore a tutti gli altri. E quando Gesù, figliuolo di Dio, assunto corpo umano vivea in quelle parti, venuto a discorso colla moglie di uno del paese, da essa interrogato intorno a quel monte, predisse che sarebbe giunto tempo, in cui i Samaritani non avrebbero più adorato in quel monte; ma egli stesso sarebbe adorato dai veri adoratori; e designava così i Cristiani. Col corso degli anni si verificò il presagio; nè certamente poteva mentire chi era Dio. Ciò poi avvenne di questa [p. 465 modifica]maniera. Sotto il principato di Zenone si misero improvvisamente i Samaritani in tumulto; ed assaltati in Neapoli i Cristiani mentre celebravano in chiesa la solennità di Pentecoste, molti ne uccisero; misero le mani addosso al loro vescovo Terebinzio, che stava alla sacra mensa, e in mezzo all’ineffabile sacrifizio lo ferirono a colpi di spada, tagliarongli le dita delle mani; ed insultando ai misterii commisero scelleratezze degne di Samaritani, e da tacersi da noi. Quel prelato si portò quindi a Costantinopoli, dove ammesso al cospetto dell’Imperadore, gli fece vedere come era stato malconcio nelle mani. Tutto il fatto narrò ordinatamente, e rammentato la predizione di Cristo, domandò piena vendetta. Commosso l’imperadore Zenone del caso, senza frapporre indugio i colpevoli esemplarmente punì; e cacciati i Samaritani dal monte Garizim, lo diede tosto ai Cristiani, e sulla vetta del medesimo fabbricò un tempio alla Madre di Dio; il qual tempio cinse in apparenza di un muro, ma realmente di una vera macerie: e come al basso nella città pose un forte presidio, a quella chiesa ed a quel muro non mise in custodia più di dieci soldati. Dolor fierissimo ebbero i Samaritani di queste novità; e pieni di rabbia con gran pena tolleravano la condizione, in cui eran caduti; ma dissimulavano e tacevano, a ciò costretti dalla paura dell’Imperadore. Sotto l’impero poi di Anastasio accadde un’altra loro sedizione. Una schiera di Samaritani ad eccitamento di una donna s’introdusse improvvisamente sulla vetta del monte per l’erte rupi del medesimo, giacchè la strada che dalla città conduceva all’alto, era guardata dalle sentinelle; nè potea [p. 466 modifica]sperarsi di salire per quella. Avendo essi dunque penetrato nel detto modo sino là su, occupata repente la chiesa, ne trucidarono le guardie, chiamando immantinenti i Samaritani, ch’erano in città, ad altissima voce. Ma quelli, avendo paura de’ soldati, non vollero unirsi a que’ malfattori; e non molto dopo il preside della provincia, e questi era Procopio di Edessa uomo di singolare prudenza, presi i colpevoli gli fece morire. Allora l’Imperadore non pensò a fortificare quel luogo. Ma Giustiniano Augusto, quantunque la più parte dei Samaritani avesse ridotti alla pietà e religione di Cristo, la vecchia muraglia della chiesa posta sul monte Garizim cinse con un altro muro esteriore, lasciando però com’era la prima forma di macerie, che accennai; ma nel resto facendovi un’opera affatto inespugnabile. Nella stessa città rifece cinque tempii de’ Cristiani dai Samaritani incendiati. Tanto fece ivi.