Degli edifizii/Libro quinto/Capo III

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CAPO III.

Riparazioni fatte a Nicea e a Nicomedia. Ponte sul Sangaro. Strada consolidata. Pizia ornata di palazzo, di bagni, e di tempio.


Nè è da tacersi i benefizii suoi verso Nicea, città di Bitinia. Primieramente rifece ivi un acquidotto rovinoso, e divenuto inutile: con ciò somministrando a quella città larga copia di acqua. Indi vi fabbricò tempii, e monasterii, quali per le femmine, quali pe’ maschi. Rinnovò da’ fondamenti il palazzo, di cui una parte era già [p. 454 modifica]caduta; e così fece delle terme, che già da tempo erano affatto guaste nella stagione de’ così detti veredarii. E come presso al fianco occidentale della città corre un torrente, il quale ivi chiude pienamente il passo; e un ponte, che vi aveano fatto gli antichi, mal situato altronde, e mal costruito, la furia del torrente lo aveva distrutto, sicchè non ne rimaneva più vestigio; l’imperador Giustiniano un altro n’edificò sì largo ed alto, che l’antico non sarebbesi detto che una minima parte di esso. Per lo che quando il torrente è gonfio d’acque, ottimamente quel ponte sovrastandogli dà un sicuro passaggio.

In Nicomedia ristaurò le terme di Antonino, delle quali la principal parte caduta, attesa la grandezza dell’opera necessaria, non lasciava speranze di rifacimento.

Un gran fiume, oggi detto Sangaro, di corso violentissimo, nel suo mezzo profondo assai, e per larghezza spazioso come un mare, non avea mai a memoria d’uomini sofferto ponte; ma soltanto con molti battelli legati insieme ardivano i pedoni passarlo, come l’esercito dei Medi una volta passò l’Ellesponto per non incorrere l’indignazione di Serse. Ma quel modo di passare su quel ponte non è senza pericolo, perciocchè il fiume sovente scompaginati que’ battelli, rottine i legami, ed a suo talento dispersi, nega a’ viandanti il passo. Ora postosi Giustiniano Augusto in animo di costruirvi un ponte, con tale impegno si occupa dell’opera, che senza dubbio essa si vedrà in breve compiuta; e lo argomento dall’avere veduto che a tutte le sue imprese pone la mano Iddio: per lo che fin ora nessuna deliberazione da [p. 455 modifica]lui presa rimase imperfetta, quantunque assai spesso sia paruto sul principio intraprendere cose maggiori delle sue forze.

In Bitinia v’è una strada, per la quale si va in Frigia. Questa in tempo d’inverno era funesta a moltissimi uomini, e giumenti, perciocchè essendo in quel paese il terreno grassissimo, non solamente dopo grandi piogge, o sciogliendosi le nevi, ma fin anche per caduta rugiada vi si faceva tal fango, e sì profondo, che i viandanti per lo più vi rimanevano soffocati insieme cogli animali che avessero. Un tanto pericolo con generosa munificenza vollero torre di mezzo Giustiniano e Teodora Augusti, i quali per un tratto di mezza giornata di cammino fecero con grossissime pietre lastricare quella strada, e così la rendettero salda e sicura a chiunque vi passasse. Questo è ciò che Giustiniano Augusto ivi fece.

In Bitinia parimente, in un luogo detto Pizia, sorgono fonti di acque naturalmente calde; e molte altre persone, ma spezialmente gli abitanti di Costantinopoli, massime ammalati, prendono da quelle acque ristoro. Ivi adunque mostrò magnificenza degna di un Imperadore; imperciocchè vi fabbricò un nuovo palazzo, e dove quelle acque calde scaturiscono, edificò bagni pubblici: e da assai lungi, dove escono fonti d’acqua dolce, condotte queste per un canale fatto apposta, il calore che in quel luogo era famigliare, smorzò con esse. Fece ivi anche un tempio ad onore dell’Arcangelo; ed una casa destinata al riposo degli ammalati di non poco accrebbe in capacità ed in isplendore.