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lui presa rimase imperfetta, quantunque assai spesso sia paruto sul principio intraprendere cose maggiori delle sue forze.

In Bitinia v’è una strada, per la quale si va in Frigia. Questa in tempo d’inverno era funesta a moltissimi uomini, e giumenti, perciocchè essendo in quel paese il terreno grassissimo, non solamente dopo grandi piogge, o sciogliendosi le nevi, ma fin anche per caduta rugiada vi si faceva tal fango, e sì profondo, che i viandanti per lo più vi rimanevano soffocati insieme cogli animali che avessero. Un tanto pericolo con generosa munificenza vollero torre di mezzo Giustiniano e Teodora Augusti, i quali per un tratto di mezza giornata di cammino fecero con grossissime pietre lastricare quella strada, e così la rendettero salda e sicura a chiunque vi passasse. Questo è ciò che Giustiniano Augusto ivi fece.

In Bitinia parimente, in un luogo detto Pizia, sorgono fonti di acque naturalmente calde; e molte altre persone, ma spezialmente gli abitanti di Costantinopoli, massime ammalati, prendono da quelle acque ristoro. Ivi adunque mostrò magnificenza degna di un Imperadore; imperciocchè vi fabbricò un nuovo palazzo, e dove quelle acque calde scaturiscono, edificò bagni pubblici: e da assai lungi, dove escono fonti d’acqua dolce, condotte queste per un canale fatto apposta, il calore che in quel luogo era famigliare, smorzò con esse. Fece ivi anche un tempio ad onore dell’Arcangelo; ed una casa destinata al riposo degli ammalati di non poco accrebbe in capacità ed in isplendore.