Degli edifizii/Libro quarto/Capo III

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CAPO III.

Cosa siasi fatto nelle città della Tessaglia
e della Macedonia.


Era in Tessaglia Dioclezianopoli, città in addietro felice, ma nell’andare de’ tempi dalle irruzioni de’ Barbari frantumata, e già da un pezzo deserta. Vicino ad essa v’ha la palude Castoria, in mezzo alla quale sta un’isola così cinta dall’acqua, che può avervisi accesso per un lato di non più di quindici piedi. Nell’isola poi v’è un monte altissimo, la cui metà è bagnata dalla palude, e l’altra sovrasta all’isola. Per lo che l’Imperador nostro, lasciando Dioclezianopoli come luogo di facilissimo accesso, e già da lungo tempo stato esposto a rovina, siccome dissi, una fortissima città fabbricò in quell’isola, e le diede il proprio nome, conforme era giusto. Oltre ciò rifece e fortificò Echineo, Tebe, Farsalo, e tutte le altre città di Tessaglia, fra le quali fu Demetriade, che n’era la metropoli, e così pure Gomfo e Tricatto, le cui mura il tempo avea guaste a modo, che se alcuno le avesse assaltate, avrebbele facilissimamente avute in suo potere.

E poichè siamo col discorso in Tessaglia, parleremo del monte Pelio, e del fiume Peneo. Il monte Pelio dà la nascita al fiume Peneo, lenemente somministrandogli acque tranquille; e di queste si abbellisce la città di Larissa, non sussistendo più Ftia, dal tempo già distrutta. Placidamente poi codesto fiume scorre sino al mare; e tutto il paese abbonda di frutti di ogni genere, [p. 419 modifica]e di dolci acque. Ma dal godere di questi vantaggi erano distolti gli abitanti per la paura di vedersi ad ogn’istante sopraffatti dalla violenza de’ Barbari, non avendo nè presidio che li difendesse, nè luogo sicuro ove rifuggirsi: imperciocchè Larissa e Cesarea, essendo smantellate, erano quasi da ogni parte senza riparo. Ma Giustiniano restituite ad entrambe mura fortissime, rendè sicuro e veramente beato quel paese. Non lungi sorgono monti pieni di precipizii, coperti di altissimi alberi; e dicesi ivi avere soggiornato i Centauri, ed avere combattuto coi Lapiti; avendo gli antichi favoleggiato esservi una volta stata una certa razza d’uomini mostruosi e di doppia natura. Non rimane della favola altro monumento, fuorchè il nome dato al castello edificato su que’ monti, il quale anche oggi chiamasi Centauropoli. Le mura di questo Giustiniano Augusto ristaurò; e con esso fortificò anche quello di Eurimene posto nel medesimo sito, e stato soggetto alle medesime rovine. E rinnovò egualmente in Tessaglia altri castelli, i cui nomi, insieme con quelli de’ castelli che costruì in Macedonia, fra poco per ordine riferirò.

Per non abbandonare poi al silenzio parte veruna della Grecia, passeremo nell’isola Eubea, prossima ad Atene e a Maratona. Questa isola sta in faccia della Grecia, e si stende sul mare. Pare che una volta fosse dall’impeto del mare distaccata violentemente da terra ferma; è qui infatti uno stretto canale presso la città di Calcide che divide i terreni a foggia di un rivo: perciò quello stretto si chiama Euripo. Tale si è la situazione di Eubea; e le sponde di quello stretto vengono unite [p. 420 modifica]insieme da una trave, la quale quante volte ad entrambe si acconcia, fa parere che gl’indigeni dell’isola abitino il continente passando a piedi alla spiaggia opposta; e tolta poi, dal continente passano sopra battelli, e diventano di nuovo isolani: così che per un solo pezzo di legno ora soprapposto, ed ora tolto via, rimangono o pedoni, o naviganti. Pallene è la penisola in faccia, alla quale gli antichi abitatori impedirono che si avesse accesso mediante un grosso muro, che v’innalzarono: ed ivi uniti insieme i due mari aveano fabbricata la città chiamata anticamente Potidea, ed oggi Cassandria. Ora quanto in passato erasi fabbricato in quel luogo il lungo corso degli anni avea consunto, di modo che alcune partite di Unni, infestando i contorni, quasi tutt’altro facendo, e il recinto e la città aveano senza resistenza espugnato, quantunque a memoria d’uomini que’ Barbari non si fossero mai applicati ad espugnare luoghi fortificati. Da ciò Giustiniano Augusto prese occasione di far mostra della virtù e magnanimità sua, poichè uso ad opporre alle disgrazie rimedio colla sua provvidenza, qui le disgrazie acerbissime colla sua munificenza susseguente rivolse in meglio, la città di Pallene, che tutto il paese protegge, e la chiostra che vi dà adito fortificando a modo da potere apertamente sostenere tutta la forza de’ nemici. E queste sono le cose che fece in Macedonia.

Non lungi poi da Tessalonica scorre il fiume Recchio, il quale dopo avere bagnata la fertile campagna del contorno si scarica nel mar vicino. Placido n’è il corso, tranquilla e buona a bersi l’acqua, i campi per la più [p. 421 modifica]parte sono al piano, e buon tratto del paese gode di dolce umidità e di pascoli: per tutte le quali cose gli abitanti sarebbero stati felicissimi, se il paese non fosse stato aperto ai Barbari, giacchè per la estensione all’intorno di quaranta miglia manca di castelli, o d’altra difesa qualunque. Giustiniano per tanto edificò alla foce del fiume Recchio, e sul lido marittimo un castello: opera nuova e fortissima, che chiamò Artemisio.