Caja Cirilla, moglie di Tarquinio Prisco

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Caja Cirilla, moglie di Tarquinio Prisco
XLIII XLV

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CAPITOLO XLIV.

Caja Cirilla, moglie di Tarquinio Prisco.

Caja Cirilla, benchè io non trovo alcuna memoria di sua origine, penso nondimeno che fusse romana, ovvero toscana; e questo si conferma per autorità degli antichi, perchè ella fu sommamente grata moglie di Tarquinio Prisco, re de’ Romani. Essendo questa donna di sottilissimo ingegno, comechè ella fu moglie di un re, e in casa reale, non comportò stare in pigro ozio; anzi essendo data a arte di lana (la qual cosa io penso in quel tempo onorevole cosa appresso i Latini) fu tanto nobile artigiana circa a quello, e tanto sollecita, che la sua fama è prolungata infino a questo tempo non senza pubblico premio. Perchè essendo ella riputata appresso i Romani maravigliosa, e sommamente amata donna, non essendo eglino ancora corrotti1 dalle delizie d’Asia, per pubblico ordinamento [p. 211 modifica] fu determinato, che quando alcuna donna andava da prima a marito, nello entrare nella casa dello sposo, ciascuna fusse domandata come avesse nome, e che subito la dimandata rispondesse: Caja; quasi come per questo elle dovessino pigliare augurio di futura modestia. La qual cosa quantunque ella paia minima appresso de’ superbi animi di quegli che sono al presente, non dubito che appresso dei savj uomini, considerata la semplicità di quel tempo, parrà indizio d’ottima donna, e molto laudabile.

Note

  1. Cod. Cass. ohonlenti. Test. Lat. marcescentibus delitiis Asiaticis.