Capitolo IV. Giunone, Reina dei regni e moglie di Giove

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Capitolo IV. Giunone, Reina dei regni e moglie di Giove
III V


GIUNONE Reina dei regni, figliuola di Saturno e d’Opi, fu famosa per tutto il mondo innanzi a tutte l’altre femmine famose per lo nome dei Gentili, per la scritture dei poeti, e per Terrore degli antichi intanto che i sordi denti del tempo non possono aver roso così infame opera, benchè eglino rodano tutte la cose, sì che lo suo nome non sia pervenuto famosissimo insiuo alla nostra età. E certamente di questa possiamo piuttosto1 recitare la nobile fortuna, che contare alcuna nobile sua opera. Ella nacque d’un parto con quello Giove di Creta, il quale, gli antichi poeti ingannati, finsero Dio del Cielo: ed in sua puerizia fu mandata a Samo; in quel luogo fu nutricata con dilegenza fino a che fa da marito e finalmente fu data per moglie a Giove suo fratello: la qual cosa ha affermato per molti secoli una statua di quella a Samo, posta nel tempio. E pensando quelli che molto spetti2 a sua gloria, ed alla gloria dei suoi discendenti, che Giunone, la quale pensano, essere reina del Cielo e Dea, sia stata sposata appresso di quelli; acciocchè la memoria di questo non perisse levemente, edificarono un tempio grande maraviglioso innanzi agli altri, e consegraronlo alla sua Dea: e ferono intagliare la sua immagine d’un candido marmo in abito d’una fanciulla che fusse sposata, e feronla mettere innanzi al suo tempio. Questa, finalmente maritata a quel gran Re, crescendo continuo la sua signoria, e la fama per lungo e per traverso portando lo suo nome, acquistò molta chiarezza3. E poi per le finzioni dei poeti, e per la furiosa libertà degli antichi fu fatta reina del Cielo; e ancora fu commessa in lei la ragione dei matrimoni, e gli aiutorj di quelle che partoriscono4, e molte più altre cose, piuttosto da farsene beffe che da ricordarle. E così per conforto del nimico dell’umana generazione le ferono edificare molti tempj per ogni parte, e molti altari; e furonvi deputati giuochi, sacerdoti e sacrificj, secondo, antica usanza. E tacendo degli altri, dappoi Samo fu onorata lungo tempo con famosa reverenzia da quelli d’Argo, popoli d’Acaja, e dai Cartaginesi: e finalmente portata a Roma fu allogata in Campidoglio nella cella dell’ottimo e sommo Giove, non altrimenti congiunta al suo marito, e sotto il vocabolo di Giunone reina fa onorata da’ Romani signori del mondo lungamente con molte ceremonie, eziandio poi che nacque in terra Iddio e uomo.


Note

  1. Cod. Cass. riputare. Test. Lat. recitare.
  2. Cod. Cass. Che molti sperti. Test. Lat. Non modicum sibi... afferre gloriae.
  3. Cod. Cass. acquistato molte chiarezze.
  4. Cod. Cass. fu chommesso in lei la ragione che imatrimoni agli aiotori di quelle che partorischono. Test. Lat. nec non et illi conjugalia jura atque parientium auxilia commisere.